Crif e Red, società altamente specializzata nello sviluppo di prodotti e servizi nel campo della valutazione dei rischi indotti da eventi naturali estremi e connessi al clima, hanno promosso uno studio analitico volto a definire e misurare i rischi fisici, tenendone in considerazione i potenziali impatti del cambiamento climatico.
Nello specifico, lo studio ha stimato la probabilità che si verifichino perdite economiche, siano esse costi di riparazione di danni, mancati introiti o costi da interruzione di servizio, innescate da fenomeni naturali. E dallo stesso emerge che in Italia una impresa su tre è esposta a potenziali perdite economiche a causa di fenomeni naturali.
“Si stima che nel 2021, in tutto il mondo i disastri naturali abbiano causato più di 10 mila morti e danni economici per 250 miliardi di dollari” ha detto Giuseppe Dosi, direttore gernerale dell'aera operazioni di Crif, aggiungendo che “in Italia, sebbene la numerosità e sinistrosità degli eventi meteorologici catastrofali sia in crescita, la penetrazione delle polizze a garanzia contro perdite innescate da eventi climatici rimane marginale”.
Con riferimento ad alcuni dei rischi fisici tra i più tipici, lo studio mostra le dieci province più esposte (in termini di percentuale di aziende esposte a livelli di rischio alto o molto alto) alle frane, alle inondazioni e alle forti precipitazioni. I dati dello studio rivelano, infatti, che i cambiamenti nella pericolosità non sono uniformi in tutto il territorio italiano.
Per quanto riguarda il rischio frane, lo studio rivela che le province interamente ubicate in zone montuose, in particolare nelle Alpi, sono quelle più esposte. Aosta è in testa, seguita da Sondrio, Trento e Belluno, tutte con più del 40% delle loro aziende esposte a un rischio alto. Viene poi il Vco, al quinto posto mentre all'ottavo si trova Genova.
Proprio il capoluogo ligure è terzo per il rischio inondazione, particolarmente elevato nelle province ubicate nella bassa valle del Po (Rovigo e Ferrara), oltre che in zone costiere a scarsa elevazione (Gorizia) e in zone caratterizzate da piogge torrenziali e inondazioni improvvise, come Genova e Catania.
In termini di forti precipitazioni, la provincia più esposta è quella del Verbano-Cusio-Ossola, che presenta sia rischio di forti nevicate che di grandine, seguita da Lecce e Siracusa, dove il regime di precipitazioni è particolarmente intenso e sono frequenti anche le grandinate. Quarta è la provincia di Vercelli, settima quella di Aosta e decima quella di Novara.
Lo studio approfondisce e rivela i potenziali impatti sulle aziende anche di altri fenomeni naturali, al giorno d’oggi spesso considerati secondari in termini di impatto economico, come le ondate di calore e lo stress idrico.
Il rischio da ondate di calore, data la forte influenza del riscaldamento globale su questo fenomeno, risulterà più omogeneo tra i territori pur interessando maggiormente le province nel Sud Italia e quelle della valle del Po.
Da un punto di vista settoriale, invece, agricoltura, commercio e logistica risultano essere i settori maggiormente colpiti nel contesto prospettico.
Al contrario, il settore servizi è quello con il minor numero di aziende esposte ad almeno un rischio alto, a causa della sua elevata resilienza ai rischi considerati. Ciononostante, anche nel settore più resiliente tra tutti, la percentuale di imprese a rischio alto su almeno un pericolo supera il 25%, rendendo di immediata comprensione l’impatto e la rilevanza del rischio fisico nel futuro delle aziende italiane.
Nello studio è infine presentata una quantificazione delle perdite medie annue attese derivanti dagli impatti dei rischi fisici che permettono di trarre alcune conclusioni preliminari ma significative.
Si stima che la perdita media annua attesa, causata da inondazioni, terremoti, frane e vento estremo, sia pari allo 0.65% circa del fatturato odierno delle aziende. Il dato è ancora più significativo se si considera che per effetto del cambiamento climatico, tali perdite cresceranno di circa l’8% al 2050 .