Sta suscitando reazioni contrastanti, nelle chat dei frontalieri, l’accordo fiscale italo-svizzero inserito in finanziaria dal governo Meloni.
Ad agitare le acque è un articolo pubblicato nei giorni scorsi su fiscomania.com. Non perché particolarmente critico nei confronti del disegno di legge. Si limita, infatti, ad una illustrazione tecnica del provvedimento. Quanto per le conseguenze a medio termine, nel 2033 quando scadranno le disposizioni transitorie per i lavoratori delle Province di confine attualmente impiegati nei contigui cantoni svizzeri. Lascerebbe scoperti, questa la preoccupazione, i futuri frontalieri rendendo progressivamente meno conveniente alla popolazione attiva dei territori entro i 20 km dalle dogane più vicine cercare lavoro oltreconfine. L’occupazione oltreconfine diventerebbe così meno conveniente disincentivando la domanda con conseguente riduzione del gettito garantito ai Comuni di residenza dagli attuali ristorni fiscali. Da questo punto di vista, il Verbano Cusio Ossola avrebbe ripercussioni maggiori rispetto alle altre province di confine.
Per il senatore Enrico Borghi, il primo ad annunciare nelle scorse settimane la ratifica dell’accordo da parte del Governo, “ai Comuni di confine viene garantito il sistema attuale fino all’entrata in vigore del nuovo regime che però viene surrogato dai fondi per i Comuni di confine che stabilisce che il gettito sui guadagni dei frontalieri vada ai territori di residenza. Il che porterà le risorse dagli 89 milioni a 221 (per tutte le province dell’arco alpino confinanti con la Svizzera, ndr). Per cui mi sento di escludere una penalizzazione, anzi si tratterà di un concreto esempio di federalismo fiscale”.
Che l’ottimismo di Borghi non fosse unanimemente condiviso era apparso chiaro all’indomani dell’annuncio in conferenza stampa quando Cgil-Cisl-Uil frontalieri Ocst e Syna svizzeri avevano diffuso un comunicato congiunto in cui precisavano che l’accordo fiscale avrebbe dovuto essere approvato insieme al Memorandum a suo tempo sottoscritto tra Mef, sindacati e Comuni di frontiera. Memorandum che chiedeva l’istituzione, di un tavolo interministeriale per lo Statuto dei lavoratori, un tavolo per il monitoraggio dell’accordo fiscale e progetti per lo sviluppo economico e sociale dei comuni di frontiera. Borghi, peraltro, in conferenza stampa aveva annunciato un disegno di legge, appena depositato in Senato, più ampio di quello presentato con altri deputati delle province di confine alla Camera, non votato per la conclusione anticipata della legislatura ma inserito come emendamento nella Finanziaria 2023.
Nei giorni immediatamente successivi i sindaci di Gravellona Toce, Giovanni Morandi, e Baveno, Alessandro Monti, avevano chiesto a mezzo stampa l’estensione a 25-30 km dal confine della fascia d’applicazione dell’accordo per consentire ai loro comuni di entrare.