‘’Tredici persone hanno perso la vita nel 2000 quando il piccolo villaggio di Gondo, al confine tra Svizzera e Italia, è stato travolto da una colata di fango e rocce larga 40 metri, alimentata da tre giorni di piogge torrenziali. La frana ha spazzato via dieci case, negozi, la scuola e la strada. Gondo è stato il più colpito, ma anche altri villaggi dell’Alto Vallese hanno subito danni e sono rimasti isolati’’.
Lo riporta un articolo di Swissinfo che ripercorre le disgrazie causate dalla montagna in Svizzera e ricorda che le sette frane più devasti dalla Svizzera, partendo da quanto successo il 28 maggio scorso a Blatten, nella Lötschental, Canton Vallese, dove circa nove milioni di metri cubi di ghiaccio, fango e roccia sono crollati dalla montagna, distruggendo il 90% del villaggio. Le poche case rimaste intatte sono state poi sommerse da un lago creato dal piccolo fiume Lonza, il cui corso è stato bloccato dai detriti. Trecento le persone che erano state sfollate dieci giorni prima, dopo che una parte della montagna Kleines Nesthorn, sopra il ghiacciaio del Birch, aveva iniziato a crollare.
Tra queste sette frane anche quella di Gondo, il 14 ottobre 2000. E proprio quest’anno cade il 25° tragico anniversario della tragedia nel piccolo villaggio al confine con l’Ossola, quando una frana causò la morte di 13 persone e la distruzione di diversi edifici, tra cui il municipio, la posta e una parte della torre Stockalper.
La storia di quei giorni appare ancora sul sito dell’Ufficio Federale della protezione della popolazione che ricorda come ‘’da quel giorno Gondo è diventato il simbolo nazionale della lotta contro le catastrofi. La solidarietà dimostrata dalla popolazione svizzera resta fino ad oggi senza precedenti. Da questo evento gli esperti hanno tratto importanti insegnamenti’’.
Sul Sempione quei giorni (14-15 ottobre) cadde tanta pioggia quanto ne cade di solito in un anno intero. ‘’A Gondo, sul versante sud del passo, - si legge - le autorità lanciano l’allarme alluvione. Gli abitanti che si trovano in prossimità del torrente Doveria vengono evacuati tempestivamente. Ma la tragedia arriva inaspettatamente dall’alto: sabato 14 ottobre, poco dopo le 10 del mattino, una valanga di fango, massi e detriti travolge Gondo, paesino di 130 abitanti. Pochi istanti dopo, il suo centro è completamente distrutto: una dozzina di case sono state spazzate via e altrettanti sono i dispersi.
Dodici ore dopo, esercito e protezione civile raggiungono il luogo della catastrofe. Non appena la situazione è dichiarata stabile, vengono lanciate le operazioni di ricerca e di salvataggio. Nonostante i provvedimenti adottati, un’ulteriore colata detritica, fortunatamente di dimensioni inferiori alla precedente, ferisce le forze d’intervento. Sebbene i cani da ricerca riescano a localizzare subito i 13 dispersi, purtroppo per loro non c’è più nulla da fare. I soccorritori non possono che constatarne il decesso’’.
In meno di 20 secondi, le masse di fango hanno seppellito quasi interamente il nucleo di Gondo, sconvolgendo le vite dei suoi abitanti. Tutti ricordano bene quel «week-end nero».
La popolazione svizzera ha risposto con una straordinaria solidarietà alle gravi intemperie che hanno segnato la Svizzera nell’autunno del 2000, causando vittime in Vallese e in Ticino e devastando diverse aree della Svizzera. La catena della solidarietà ha raccolto ben 74,2 milioni di franchi; soltanto per lo tsunami nel Sud-est asiatico, seguito quattro anni più tardi, la popolazione svizzera si è dimostrata più generosa. Un sesto della somma raccolta venne stato destinato al paese di Gondo.
Una tragedia che toccò anche gli ossolani, che intervennero per aiutare gli amici di Gondo.