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Attualità | 28 maggio 2022, 19:20

“Parliamoci chiaro, in sala e cucina non possiamo dare stipendi come in Svizzera”

Abbiamo intervistato alcuni titolari di locali della zona per capire perché si fa fatica a trovare personale

“Parliamoci chiaro, in sala e cucina non possiamo dare stipendi come in Svizzera”

Personale stagionale cercasi. Anche nel Verbano gli imprenditori del settore della ristorazione faticano a trovare cuochi e camerieri. Le cause a detta dei titolari sembrano essere diverse: dal reddito di cittadinanza, a quel mix di fattori, vicinanza con la Svizzera compresa, che fa sì che oggi come oggi sia complesso scovare cuochi, lavapiatti e personale di sala per l’estate che sta per arrivare (nella foto la scritta “Per mancanza di personale siamo costretti a chiudere temporaneamente” che compare all’esterno di un locale nel centro di Novara).

Noi abbiamo intervistato alcuni gestori di locali della provincia per capire l’andazzo. Pietro (nome di fantasia), dice a VcoNews: “Io nel mio ristorante propongo un contratto di collaborazione che poi diventa a tempo determinato quando la stagione turistica entra nel vivo. Ma in molti rifiutano perché vogliono da subito la certezza di lavorare per tutta l’estate”. Certezze quest’anno pare che ce ne siano di più che negli ultimi due anni, quando l’ondata di Covid era nel pieno, ma i dubbi, al netto della guerra, del caro bollette e dell’inflazione, restano eccome.

“Non tiro sul prezzo –dice un secondo ristoratore– ma sempre più spesso mi dicono 'no, è troppo poco'. Parliamoci chiaro: non posso dare a tutti in cucina stipendi come in Svizzera”.

Il discorso non cambia molto se ci spostiamo in collina, dove Carlo (altro nome di fantasia), ha un ristorantino e conferma: “Abbiamo messo annunci ovunque, da LinkedIn ai siti specializzati, proponendo un contratto regolare e una paga superiore alla media, eppure ci sono arrivate poche proposte”. I problemi, dicevamo, sono di diversa natura, non tutti di carattere economico.

Un quarto intervistato ha un locale per giovani e sostiene che nella selezione del personale ci sia anche un’altra difficoltà: “Nove su dieci tra quelli che si candidano non hanno mai fatto un corso Haccp”. Si tratta di un attestato che il cameriere di ristorante o pizzeria, essendo a tutti gli effetti un operatore del settore alimentare, dovrebbe avere per legge.

Per Confesercenti, “il motivo principale della situazione attuale è il senso di precarietà che ha assunto questo lavoro negli ultimi due anni”. A Torino, tanto per dare l’idea, sono 8 mila gli addetti che mancano -sono i numeri di questi giorni- per funzionare bar e ristoranti. Secono l’Uncem Piemonte, infine, ci sono aziende che resteranno chiuse e propone di destagionalizzare il settore.


Redazione

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