Villadossola ha dato l’ultimo saluto a Franco Ravandoni, per anni sindaco della città, ma anche politico-amministratore che è stato in primo piano per lotte come la sanità, la salvaguardia dei posti di lavoro o il riconoscimento all’Ossola di una posizione che garantisse dignità alla nascita di na provincia che era di chiara marca Verbanocentrica. Ravandoni è stato protagonista negli Anni Novanta anche della nascita di una maggioranza da compromesso storico Pci-Dc.
Alcuni ricordi di quegli anni.
‘’Guarda cosa mi hanno combinato’’. La sala consiliare era strapiena ed il sottoscritto era seduto vicino a Vittorio Merlo, allora vice segretario provinciale della Democrazia Cristiana, appena nominato commissario della Dc a Villadossola. Non aveva rancori personali, ma solo duri rilievi politici da fare ai suoi colleghi democristiani di Villa. La sala era strapiena perché nel 1990 la città fu antesignana del compromesso storico che non era mai decollato in Italia. La Dc e il Pci villadossolesi erano saliti assieme, a braccetto, a guidare la città industriale, tagliando fuori il Psi. Romano Zaretti (Pci) fu sindaco e Franco Ravandoni (Dc) suo vice. La cosa risuonò a livello nazionale. Gli allora dc, Ravandoni in testa, vennero scomunicati dal partito.
Franco, poi – grazie agli accordi – subentrò a Zaretti alla guida della città nel 1992, per restare sindaco sino al 2004.
La politica era la sua vita! Anche chi lo chiamava in questi ultimi mesi di calvario, tra un ospedale e casa, lo sentiva parlare di politica. Un amore mai venuto meno, come quello per la sua famiglia. Si poteva andare d’accordo o litigare, poi finivi col far pace parlando di politica. Tra lui (amministratore) e il sottoscritto (giornalista) c’era amicizia, ma anche contasti dovuti ai ruoli: la stima è rimasta e tutto finiva davanti a un caffè, al bar Acli di via Marconi, quello che ha visto passare gran parte della gioventù della città.
Con la sua morte si è chiusa anche un’era, quella industriale. Davanti ai cancelli della Sisma che era appena stata chiusa - prima di passare nelle mani del gruppo Leali - ricordo che ascoltavamo l’intervento di un noto sindacalista nazionale della Fiom, uno di quelli che oggi alza la voce nei talk show televisivi: era piombato in città per fare il discorso su come si poteva e doveva salvare lo stabilimento. Ci guardammo increduli e leggemmo nel nostro pensiero la stessa frase: ‘’Questo la Sisma non sa neppure dove si trova’’. Tema, quello occupazionale, che ha sempre seguito per garantire alla città posti di lavoro.
Ma erano anche gli anni della trasformazione della città, che lasciava la sua veste di centro industriale per cercare un' altra identità. La prima mossa fu la nascita nel 1997 del Centro Culturale ‘’La Fabbrica’’ , che aprì un importante spiraglio culturale in una provincia ancora priva di grandi teatri.
I ricordi potrebbero continuare, ma gli articoli devono essere sintetici: di Franco ci resta il ricordo per la sua passione che era in fondo il comune amore per Villa, quello che ha sempre cercato di valorizzare in tante lotte politiche.