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Attualità | 10 giugno 2023, 19:31

Da Calice a Novara per essere ordinato sacerdote. La giornata speciale di Luigi Donati

Il giovane domese ha scoperto la sua vocazione dopo un'esperienza in una missione in Brasile 10 anni fa

Da Calice a Novara per essere ordinato sacerdote. La giornata speciale di Luigi Donati

C'è anche il domese Luigi Donati tra i diaconi che sabato 10 giugno, alle 10, sono stati ordinati sacerdoti durante la celebrazione che il vescovo Franco Giulio Brambilla ha tenuto nella cattedrale di Novara. Luigi Donati è originario della parrocchia del Sacro Cuore di Calice e ha maturato la sua vocazione nell’oratorio e nella parrocchia dei Santi Gervaso Protaso. Domenica 11 giugno alle 15.30 celebrerà poi la prima messa nella chiesa Collegiata di Domo.

Come è nata la sua vocazione? 

“La mia vocazione è nata nel 2013 dopo un’esperienza missionaria in Brasile. Fino ad allora avevo la passione degli animali. Infatti avevo una piccola azienda agricola e in più lavoravo in un negozio di granaglie alimentari fino all’entrata in seminario. Tornato dalla missione mi sono incamminato perché sentivo che qualcosa in me stava cambiando; cosi con don Riccardo Zaninetti, e sostenuto anche dal parroco don Vincenzo Barone, ho intrapreso un cammino di discernimento che mi ha portato ad entrare in seminario. Una avocazione nata dalla semplicità di un ragazzo nel voler realizzare ciò che il Signore aveva predisposto”.

Gli amici e i familiari come hanno accolto questa sua scelta? 

“Gli amici sono stati contenti e non mi hanno mai abbandonato, anzi in ogni passo mai hanno sempre sostenuto e accompagnato. Inoltre attraverso questa scelta ho incontrato numerosi volti e amicizie nuove. I miei familiari sono rimasti contenti, oserei dire stupiti. Purtroppo prima di entrare in seminario ho vissuto la perdita della mamma. Non potrò mai dimenticare le parole che mi disse una notte quando facevo assistenza in ospedale: Gigi se sei felice tu della tua scelta, compila senza paura, io non ci sarò più, ma dirò agli zii di starti più vicino, io dal cielo ti seguirò ugualmente. Ora quasi al termine del mio cammino, ho perso il papà, anche lui era contento e orgoglioso di me, forse non l’ ha mai espresso ma lo esprimeva con i messaggi. Ora ho accanto le mie sorelle che con le loro famiglie non mi fanno sentire la mancanza del papà e della mamma”.

Come è cambiato il suo rapporto con la parrocchia d'origine? 

“Penso che il rapporto sia rimasto sempre uguale anche se non c'è più la possibilità di vedersi come prima, ma sia i sacerdoti che le persone quando torno a casa, sono sempre accoglienti felici di vedermi, come lo è lo stesso per me. Quali sono a suo avviso le caratteristiche importanti per un prete oggi? Prima di tutto amare il Signore, amare la propria scelta, amare i giovani e le persone che incontra. Un prete diocesano deve vivere per la gente e con la gente senza fare distinzione, dal più piccolo al più grande. Inoltre deve sentirsi parte di una grande famiglia che non è solo la parrocchia in cui si svolge il ministero, ma vivere la diocesanità”.

Che cosa rappresenta per lei il giorno dell'ordinazione? 

“Il giorno della mia ordinazione rappresenta giungere a vivere la volontà del Signore. Certo quel giorno significa raggiungere una prima tappa per poi intraprendere un cammino fatto di bellezze, ma anche di avversità. Sicuramente un giorno con un significato importante ovvero essere un dono per te e per gli altri, in particolare fare ciò che il Signore ogni giorno ti chiederà di fare e in quale luogo essere”.

Quali sono le urgenze per un ritorno alla fede e ai valori cristiani in particolare nel mondo giovanile? 

“I giovani hanno bisogno di essere indirizzati, sostenuti e accompagnati, non solo da noi che possiamo svolgere una piccola parte, ma il lavoro più grande spetta ai genitori. I giovani hanno solo bisogno di essere coinvolti e amati. Certo questo è un momento di crisi per l’ età giovanile, ma non dobbiamo scoraggiarci, l’ importante è portare i ragazzi a vivere l’ incontro che può dare uno sguardo diverso alla loro vita. Non significa portarli a diventare preti o suore, ma a realizzare la propria vocazione e vivere in maniera autentica la vita. Amiamo i giovani, crediamo in loro, aiutiamoli come noi stessi lo siamo stati”.

Mary Borri

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