A volte, quando una famiglia si è estinta, chi ne eredita gli averi ha scarso o nullo interesse a mantenerne la memoria. Capita allora che, svuotando cassetti e armadi alla ricerca di oggetti di valore, gli album fotografici e interi pacchi di vecchie lettere vengano radunati nello scatolone delle scartoffie, condannati al macero.
E capita che qualcun altro, sempre a caccia di qualunque cosa possa rappresentare un seppur minimo guadagno, noti un insignificante scatolone di inutili scartoffie ai margini di una discarica, e che ne salvi il contenuto da un'insanabile distruzione, riconoscendovi un valore diverso da quello che intendeva realizzare.
Le fotografie, le cartoline e le lettere tornano così a viaggiare, finendo stavolta in un negozio di rigattiere.Le missive contenute in questo romanzo non sono opera di Cleide: l'autrice le scoprì casualmente in un bric-à-brac, le lesse e ne rimase rapita per tanti anni, finché non la liberò l'idea di includerne una parte nella costruzione di questo romanzo, una vicenda familiare nata dalla sana pianta dell'invenzione e dalla schiacciante esigenza di raccontare un'altra storia.
Senza variare null'altro che i nomi e i luoghi citati nei carteggi, rinvenuti per pura fortuna nell'anticamera del dimenticatoio, Cleide ha voluto restituire la vita a chi aveva affidato pagine della propria vita all'inchiostro e alla carta, strappandola al macero. Speriamo per sempre.