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Controluce | 30 ottobre 2024, 19:00

Ospedale nuovo, come buttare la palla in tribuna

Al di là della polemica Pizzi-Riboldi sulla sanità, i cittadini del Vco si aspettano i fatti

Ospedale nuovo, come buttare la palla in tribuna

Passerelle e polemiche. É il mix farcito che ci propone la politica, con il dialogo tra sordi tra  tra Regione e Vco.

L’ultimo ‘scambio’ tra l’assessore alla sanità  Federico Riboldi e il sindaco Pizzi  è  lo strascico delle spaccature post elezioni amministrative a Domo. Dove Angelo Tandurella, in passato vicesindaco e braccio destro di Pizzi, ha scelto una strada diversa come candidato di Fratelli d’Italia. Un clima elettorale già pieno di scontri tra l’allora capogruppo leghista a Torino, Alberto Preioni, e lo stesso Pizzi.

Mesi in cui il sindaco si è fatto altri nemici, non solo Tandurella e Preioni. 

Tra gli indigesti, di riflesso, ora entra a far parte anche l'assessore alla sanitá Riboldi, che sabato era in "visita" al San Biagio.

Ma le liti vanno e vengono in politica. Dove resta, ormai rara, la concretezza. 

Ormai sono decenni che da Torino e Roma arrivano assessori e ministri in visita a Domo2, al confine di Iselle, all'ospedale, alle cave, ecc.

Del potenziamento dell'asse ferroviario e stradale si parla da 40 anni ormai. Della sanità e dell'ospedale unico da 25-30 anni. 

L’ultima notizia è che servono ancora due anni per ‘’vedere’’ qualcosa in tema di ristrutturazione degli ospedali di Verbania e Domodossola.

Tra due anni  allora la maggioranza Cirio sarà già ad oltre la metà del suo mandato. Col rischio che alla fine di questo ‘governo’ regionale,  il Vco si trovi con tanto di mosche in mano….

E questo mentre gli addetti ai lavori (cioè gli operatori della sanità)  dicono in tutte le lingue che la strada dei due ospedali è perdente!

Ormai ci si è stancati delle parole. Dire che dobbiamo attender altri due anni è, calcisticamente parlando, come buttare la palla in tribuna. Meglio avrebbe scritto Gianni Brera che ripeteva spesso: "Qui si mena solo il can per l'aia".

Perché di fatti, ad oggi, se ne vedono pochi.  

Renato Balducci

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