Anche Lndc (lega nazionale per la difesa del cane) Animal Protection interviene nel dibattito sollevato ormai alcune settimane in merito alla pubblicazione del Diario Amico da parte dell’ufficio scolastico del Vco. Uno dei racconti contenuti nel diario, che tratta il tema dell’allevamento intensivo e dello sfruttamento degli animali, è stato considerato offensivo da associazioni di allevatori e agricoltori. Lndc, associazione che opera a livello nazionale, ha dunque deciso di prendere posizione in merito. Si legge nella nota:
“Nel Verbano Cusio Ossola è in corso una vicenda che non può lasciarci indifferenti: si è chiesto di ritirare dalle scuole il “Diario Amico”, un progetto educativo diffuso in circa 7.000 copie nella provincia, perché contiene un disegno di una studentessa di 12 anni — mucche che protestano contro gli allevamenti intensivi — e un breve racconto in cui una bovina, intervistata da un gatto, riflette sul ciclo del latte. Abbiamo scelto di prendere posizione perché qui non è in gioco un’opinione sgradita: è in gioco il diritto dei più giovani a pensare, immaginare, discutere.
Dal tavolo istituzionale del 5 novembre è emersa la scelta di non ritirare né distruggere il Diario Amico. È un passo nella direzione giusta, che tuttavia consideriamo il minimo indispensabile in una democrazia scolastica: un diario nato in contesto educativo non può essere cancellato perché contiene un disegno o un racconto che apre alla discussione. Nel resoconto ufficiale si afferma inoltre che il diario, una volta acquistato, è proprietà degli studenti e che, pur difendendo la libertà di espressione dell’autrice, non si ostacolerà la libertà delle famiglie di rimuovere autonomamente le pagine contestate. È un punto che vogliamo chiarire: riconosciamo la cornice giuridica della proprietà privata, ma sconsigliamo esplicitamente lo strappo domestico. È autocensura che sottrae ai ragazzi un’occasione preziosa per esercitare confronto, analisi e argomentazione in aula. Il luogo della mediazione educativa è la classe, non il cestino di casa.
Riteniamo altrettanto grave la definizione dell’inserimento del racconto come “errore” da parte dei dirigenti scolastici. Non è stato un errore: è pluralismo didattico. Quel testo — nato da un percorso culturale del territorio — offre un punto di vista che si può criticare, integrare, problematizzare, ma non additare come sbaglio strutturale del progetto. Se un contenuto è scomodo, lo si discute con strumenti di scuola: lettura attenta, fact-checking, confronto con esperti e testimonianze plurali. Attribuire al pluralismo il marchio di “errore”, anche se “in buona fede”, invia ai più giovani il messaggio che la complessità vada semplificata a colpi di etichette, e questo non è un buon servizio alla crescita civica.
Apprezziamo il clima di confronto emerso al tavolo e il riferimento alla tutela della libertà di espressione dell’autrice, che riteniamo un principio non negoziabile. Da qui si deve ripartire: non con pagine strappate, ma con dibattiti in classe in cui siedano fianco a fianco voci differenti — mondo agricolo, docenti, esperti di benessere animale, associazioni — così che gli studenti possano ascoltare, domandare, verificare.
Accogliamo l’annuncio di un secondo tavolo a metà novembre come un’occasione per fissare impegni operativi coerenti con gli obiettivi educativi: trasformare una polemica in unità di apprendimento condivise, dove le differenze non si negano ma si elaborano e per questo chiediamo la partecipazione anche dei rappresentanti delle associazioni animaliste, non solo degli allevatori. Il Diario Amico non è un “caso” da archiviare: è un laboratorio di democrazia a portata di mano, e deve rimanere tale.
Invitiamo i docenti a usare l’episodio come percorso didattico strutturato — analisi dei testi, confronto di fonti, verifica dei fatti — e le famiglie a preferire il dialogo all’atto simbolico dello strappo. Difendere la libertà di pensiero dei più giovani significa insegnare che i conflitti di valore si affrontano con gli argomenti, non con le forbici”.













