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Economia | 16 dicembre 2025, 10:00

Salute orale e nuove insidie: la perimplantite come crescente minaccia per gli impianti dentali

Perimplantite: perché si sviluppa, come si riconosce e quali soluzioni offre oggi l’implantologia avanzata


 La perimplantite è una delle principali complicanze biologiche degli impianti dentali contemporanei ed è una condizione infiammatoria progressiva che colpisce i tessuti che circondano un impianto osteointegrato, provocando perdita ossea e crescente instabilità dell’impianto stesso; si tratta di un processo che può evolvere lentamente o in modo più rapido a seconda di fattori locali e sistemici e che richiede diagnosi tempestiva e trattamenti altamente specialistici per evitare la compromissione dell’intero restauro protesico. 
La diffusione della perimplantite è aumentata negli ultimi anni parallelamente alla crescente diffusione delle riabilitazioni implantari: più impianti significa più casi potenziali di infiammazione peri-implantare, e la comunità scientifica ha dedicato un enorme impegno a comprendere i meccanismi biologici che regolano l’adesione batterica alle superfici implantari, il comportamento dei tessuti molli e l’impatto delle condizioni sistemiche del paziente, come diabete, fumo e predisposizione genetica, sulla stabilità a lungo termine del dispositivo osteointegrato. 

L’elemento centrale di questa patologia è l’accumulo batterico: la placca matura che si insedia sul collo dell’impianto o sotto la protesi provoca una risposta immunitaria che, non riuscendo a contenere il biofilm, determina una progressiva distruzione dell’osso circostante; a differenza della mucosite peri-implantare, condizione reversibile caratterizzata da infiammazione dei tessuti molli senza perdita ossea, la perimplantite determina un difetto osseo vero e proprio che non può regredire spontaneamente e che richiede interventi clinici mirati, spesso combinati tra chirurgia rigenerativa, decontaminazione e protocolli protesici più idonei. 
La diagnosi precoce è essenziale perché i segni iniziali possono essere subdoli: sanguinamento al sondaggio, lieve suppurazione, sensibilità locale, maggiore profondità di sondaggio e radiotrasparenze nell’osso peri-implantare; l’impiego di radiografie endorali periodiche e di strumenti digitali di analisi permette oggi di identificare le alterazioni ossee in modo più tempestivo, ma è l’esperienza clinica che consente di distinguere un semplice segno infiammatorio da un quadro in evoluzione verso il danno strutturale. 
La progettazione protesica gioca un ruolo determinante: un profilo di emergenza scorretto, spazi insufficienti per l’igiene, corone troppo voluminose, connessioni instabili o carichi occlusali non bilanciati aumentano la ritenzione batterica e innescano un processo infiammatorio difficile da controllare; il design implantare stesso contribuisce al rischio perché superfici troppo ruvide nei primi millimetri transmucosi tendono a trattenere più placca e favorire la colonizzazione batterica, mentre platform switching, connessioni stabili e componenti protesiche ben sigillate possono ridurre significativamente il rischio di colonizzazione. L’implantologia digitale e guidata ha migliorato sostanzialmente la gestione di questa patologia perché una corretta posizione tridimensionale dell’impianto riduce lo stress meccanico, garantisce un adeguato spessore di tessuti molli e facilita un profilo protesico favorevole all’igiene, elementi indispensabili per la prevenzione a lungo termine. Il trattamento della perimplantite richiede un approccio personalizzato che tenga conto della profondità del difetto osseo, dello stato dei tessuti molli e della stabilità dell’impianto: nei casi lievi è possibile adottare terapie non chirurgiche con strumenti ultrasonici dedicati, polveri di glicina o eritritolo e laser specifici per la decontaminazione della superficie; nei casi più avanzati è necessario intervenire chirurgicamente con l’apertura di un lembo, la rimozione del tessuto infetto, la decontaminazione meccanica e chimica della superficie e, quando possibile, la rigenerazione ossea guidata mediante membrane e biomateriali ad alta biocompatibilità per ricostruire il supporto osseo perduto. Nei casi in cui la perdita ossea compromette la stabilità meccanica dell’impianto, la rimozione è talvolta inevitabile: le tecniche moderne consentono comunque di programmare un impianto sostitutivo dopo adeguata guarigione o di optare per soluzioni protesiche alternative, preservando estetica e funzione senza compromettere l’integrità dei tessuti residui. La prevenzione resta la componente più importante: controlli periodici, igiene professionale altamente specializzata, protocolli personalizzati di mantenimento, valutazione occlusale regolare e uso di strumenti dedicati sono gli elementi che permettono di ridurre significativamente il rischio di insorgenza o recidiva. Il paziente deve essere educato a un’igiene impeccabile, all’uso di scovolini e idropulsori, al monitoraggio di segni come sanguinamento o dolore e alla necessità di controlli ravvicinati, soprattutto nei primi anni successivi all’inserimento dell’impianto. 

In questo scenario, il Centro di Odontoiatria F. Perrini di Pistoia rappresenta una clinica di riferimento per la gestione della perimplantite e per l’implantologia avanzata grazie a un approccio clinico che integra diagnostica digitale, chirurgia guidata, protocolli di

rigenerazione e un programma di mantenimento altamente strutturato; la clinica utilizza tecnologie dedicate alla decontaminazione implantare, sistemi di imaging tridimensionale, valutazioni occlusali computerizzate e materiali biomimetici capaci di favorire la rigenerazione dei tessuti, elementi fondamentali per ottenere risultati predicibili anche nei casi complessi. L’esperienza maturata nella chirurgia rigenerativa consente al Centro di Odontoiatria F. Perrini di affrontare difetti ossei peri-implantari con tecniche che massimizzano la conservazione del tessuto residuo e migliorano la prognosi del dispositivo implantare, seguendo un modello terapeutico che combina evidenze scientifiche e personalizzazione del percorso clinico. Una sfida che richiede competenze elevate e visione multidisciplinare, perché coinvolge biologia, protesi, chirurgia e gestione del paziente; l’evoluzione della ricerca e della tecnologia offre oggi strumenti che rendono possibile intercettare prima la malattia, trattarla in modo efficace e ridurre le probabilità di insuccesso implantare, ma la qualità dei risultati dipende sempre dall’integrazione fra competenza clinica, precisione chirurgica e un programma di mantenimento rigoroso. Parlare di implantologia moderna significa quindi parlare anche di prevenzione della perimplantite, di trattamento mirato delle complicanze e di un lavoro altamente specializzato.

 

 

 

 

 

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