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Anzasca | 18 febbraio 2021, 11:20

Pestarena, ricordata la tragedia mineraria di 60 anni fa che portò alla chiusura delle miniere d’oro

Il freddo ha impedito che la funzione si svolgesse al Ribasso Morghen

Pestarena, ricordata la tragedia mineraria di 60 anni fa che portò alla chiusura delle miniere d’oro

A causa del freddo intenso e del maltempo si è svolta a Pestarena e non al Ribasso Morghen la cerimonia in ricordo della tragedia mineraria accaduta il 13 febbraio 1961.

Alla S. Messa, celebrata dal prevosto don Maurizio Midali, erano presenti: il sindaco di Vanzone con San Carlo Claudio Sonzogni mentre Macugnaga era rappresentata dal consigliere Italo Hor. Presenti i Vigili del Fuoco Volontari di Macugnaga, i rappresentati dell’Associazione “Figli della Miniera” e varie persone provenienti dai paesi della Valle Anzasca, nel pieno rispetto delle norme sanitarie anti Covid-19. I momenti salienti sono stati sottolineati dalle note del sax soprano di Diego Tonietti.

Vincenzo Nanni, presidente dell’Associazione “Figli della Miniera”, dopo aver porto un breve saluto agli intervenuti ha ricordato: «Mio padre Federico, che era minatore, quel giorno era a casa ed è stato informato della tragedia da un collega, mio padre è scoppiato a piangere. Io non l’avevo mai visto piangere!».
Nell’incidente persero la vita quattro minatori: Vito Utzeri, 59 anni di Muravera (CA). Giovanni Offredi, 53 anni di Taleggio (BG). Antonio Argiolas, 24 anni di Villanova Tulo (NU) e Salvatore Puddu, 21 anni di Seui (NU).
I quattro erano entrati dal Ribasso Morghen con il piccolo locomotore condotto da Camillo Bettoni che al momento del tremendo scoppio stava già tornando verso l’uscita. Raccontava poi che il locomotore è stato rovesciato dallo spostamento d'aria provocato dall'esplosione e investito da una densa nube di polvere irrespirabile. Lui è riuscito a mettersi in piedi e dare l'allarme sia al Ribasso Morghen sia a Pestarena.

Fra i primi ad accorrere c’era anche Mario Congia che ha poi raccontato l’episodio nel libro “Miniera, ricordi di una vita“ in cui racconta l’arrivo dei minatori sardi a Pestarena.

Nella ricostruzione dell’episodio si ipotizza che i minatori, ricevute le micce e l’esplosivo stessero per raggiungere gli avanzamenti dove avrebbero dovuto sistemare le cariche esplosive e successivamente dar fuoco alle polveri, ma a uno di loro si è incendiato il materiale esplosivo, magari a causa della "lampada ad acetilene" necessaria per l’illuminazione (va ricordato che i due giovani lavoravano in miniera da pochi giorni).

Walter Bettoni

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