La memoria che non va dispersa e neppure il sacrificio umano, su cui occorre necessariamente riflettere. Quello costato la vita a Francesco Carlo Guerra, partito giovanissimo per il fronte. Le spoglie del vigezzino, dopo oltre 80 anni, sono state ora tumulate nel cimitero di Craveggia, paese natio del giovane alpino. Sabato pomeriggio presso la chiesa parrocchiale dei Santi Giacomo e Cristoforo è stata officiata la messa per il ritorno delle spoglie dal Sacrario Militare d’Oltremare di Bari. Ora Francesco Guerra ha fatto ritorno a casa. I famigliari sono infatti riusciti finalmente ad ottenere il permesso di riportarlo a Craveggia. Francesco nacque il 28 aprile 1918. Lasciò il paese vigezzino, chiamato alla leva, il 2 aprile 1939. L'11 giugno 1940, con il Battaglione Intra viene trasferito a combattere sul fronte francese. Il 16 gennaio 1941, passato al Battaglione Monte Cervino, si imbarca a Bari destinazione Durazzo, dove sbarca il 18 per combattere sul fronte greco albanese. Ammalatosi gravemente di pleurite e broncopolmonite, il 22 aprile viene rimpatriato e ricoverato a Bari presso l'ospedale militare dove troverà la morte. È rimasto in vita sino al 30 aprile ed è spirato fra le braccia di sua madre che, assieme al padre, con immenso sforzo e un viaggio attraverso l'Italia si era precipita a trovarlo non appena avvertita. Le sue spoglie sono rimate a Bari, nel Sacrario Militare d'Oltremare, per più di ottant'anni. “Giornate come queste servono per pregare insieme ma anche per non dimenticare la memoria delle persone e i loro sacrifici. Questo deve essere un ricordo che diventa anche capacità educativa e richiama i valori della nostra convivenza civile e della fede. Dobbiamo trasmettere con l’esempio quello che dalle generazioni precedenti abbiamo imparato” ha ricordato nell’omelia don Stefano Gallina, dopo la lettura del Vangelo da parte di don Paolo Montagnini, concelebrante del momento liturgico. Tante le persone intervenute alla piccola cerimonia, a cui hanno presenziato anche le autorità civili e militari. Toccanti le parole professate da Mario Borgnis, parente di Francesco e che ha ricordato le vicissitudini dello sfortunato vigezzino, mandato a combattere al fronte a 23 anni. Parole cariche di sentimento ed emozione, con cui Borgnis ha raccontare le angosce di un giovane vigezzino, morto per la patria e la libertà.