Far rivivere il vecchio villaggio idroelettrico di Morasco e riqualificare le aree oggi abbandonate ripopolando la montagna. E’ l’ottima idea venuta a due studentesse universitarie, oggi già laureate: la formazzina Chiara Valci e la romana Camilla Nicolini, che hanno trasformato il loro progetto in una tesi di laurea al termine del corso magistrale ‘Architettura per il progetto sostenibile’’ al Politecnico di Torino. Lo scopo? Rivitalizzare questi immobili, oggi abbandonati, ai piedi della diga di Morasco, da dove partono poi diversi sentieri per l’alta Formazza e dove esiste il funzionante rifugio Bim Se.
Un progetto che tocca il nostro territorio, allo scopo di valorizzarlo. Lla tesi potrebbe rappresentare un punto base per rivitalizzare l’antico villaggio.
‘’Un concetto che rientra nella strategia per arginare lo spopolamento delle aree montane’’ ci spiega Chiara Valci. ‘’Siamo partite dallo studio del fenomeno dello spopolamento delle aree montane – aggiunge – analizzando possibili scenari di ripopolamento emersi in letteratura e delle più recenti esperienze in cui l’Architettura ha giocato un ruolo importante ai fini del ripopolamento. Lo studio ha permesso di individuare il tema del turismo di medio-lungo periodo come possibile motore per il ripopolamento, sfruttando la recente tendenza dei lavoratori a trascorrere lunghi periodi presso mete isolate ed immerse nella natura’’.
La scelta dell’ex “villaggio idroelettrico” situato sotto la diga di Morasco ha portato le due studentesse ad approfondire la tematica dell’integrazione dell’idroelettrico nel paesaggio naturale. Una tesi che ripercorre tutte le date e la nascita del grande idroelettrico in Formazza, col conseguente impatto sociale e ambientale di queste opere che hanno dato lavoro. Per arrivare a oggi, con una Formazza diversa, ormai orientata allo sviluppo turistico.
Nella loro presentazione si legge che questo lavoro ha ‘’ consentito di individuare in questo settore le aree ed architetture abbandonate o sottoutilizzate che possono essere riqualificate, determinando il restringimento del campo al patrimonio architettonico ancora esistente legato alle grandi opere idroelettriche’’.
Insomma, garantire spazi, una nuova vita e nuove opportunità di sviluppo ad un’area dal grande valore paesaggistico. ‘’La tesi – si legge nella presentazione - propone una soluzione in cui diverse forme di turismo si integrano, al fine di garantire un afflusso turistico costante durante tutto l’anno, nel tentativo di evitare periodi di sotto-utilizzo. I diversi poli che costituiscono il complesso si supportano l’un l’altro, permettendo così, oltre ad ampliare l’utenza ad un turismo di tipo tradizionale, di creare strutture e spazi di sostegno al Polo destinato al turismo di lunga durata, sperando di garantire in questo modo la sua possibile attivazione, e la riattivazione di una zona caratterizzata da storia, cultura e tradizioni secolari, oltre che da un patrimonio naturalistico e paesaggistico non indifferente’’.
Si tratterebbe di ricavare una quarantina di posti letto, cucine, aree gioco per bambini, spazi per il cowoking, palestra, centro benessere, aree per noleggio attrezzatura sportiva. Un villaggio vivibile a 1815 metri di altitudine.
Un progetto che interessa anche il Comune formazzino, sin da quando gli immobili di Morasco erano stati ritirati dalla vecchia Comunità Montana prima di passare all’Unione. L’idea iniziale erta di realizzare un centro fondo di allenamento, idea poi svanita. ‘’La tesi – rimarca Bruna Papa, sindaco di Formazza – interessa il recupero di quelle baracche, ristrutturandole e creando anche spazi comuni. La recente pandemia ci ha detto che possono servire anche luoghi così per viverci, lavorare o trascorrere delle vacanze per determinati periodi. E le località montane periferiche come le nostre possono essere interessanti pur senza diventare rilevanti pur se non a livello residenziale definitivo’’.