Cari ragazzi,
ogni anno, con l’avvicinarsi del 10 Febbraio, Giorno del Ricordo dei massacri delle Foibe e dell’esodo giuliano dalmata, istituito con Legge 92/2004, avvertiamo la responsabilità di dedicare un momento - stringendoci assieme a migliaia di altri connazionali, in giro per l’Italia - alla celebrazione di questo momento commemorativo. Quest’anno, con questo messaggio, vi invitiamo a unirvi a noi. Assieme, anzitutto come italiani, per ricordare altri fratelli che furono uccisi - per citare il titolo di un libro di Liliana Segre - ‘per la sola colpa d’esser nati’. D’esser nati Italiani.
Le foibe, ma anche lo stesso esodo dall’Istria e dalla Dalmazia, del resto, furono la storia di chi dovette lasciare la propria terra, i propri affari, i propri amici, perché - tutto d’un tratto - essere italiani in quelle terre aveva cominciato a voler significare essere automaticamente fascisti e, in quanto tali, meritevoli d’ogni atrocità. Furono molti, perciò, a morire in quelle voragini nel suolo; e tanti riuscirono a fuggire, cercando rifugio in quella che, verosimilmente, doveva apparir loro come la più naturale tra le destinazioni: l’Italia. Fu poca, tuttavia, la solidarietà che anche qui - specialmente da parte di alcuni - riuscirono a trovare: nell’aria aleggiavano ancora i fumi pesanti della guerra civile tra i ‘rossi’ e i ‘neri’, e nei cuori covavano gli odi irrisolti dei sedicenti vincitori sui dichiarati vinti, nello scontro e nella dialettica fratricida. Da ciò, non furono certo risparmiati gli esuli.
Emblematica fu la vicenda del treno della vergogna. Il 18 febbraio del 1947, attorno a mezzogiorno, un treno che trasportava esuli, tra cui diversi anziani e bambini, giunse alla stazione di Bologna, dove la Pontifica Opera di Assistenza e la Croce Rossa Italiana lo attendevano con pasti caldi per i passeggeri. Qui, alcuni ferrovieri sindacalisti della CGIL e militanti del Partito Comunista Italiano incitarono alla sommossa: il treno fu preso a sassate, imbrattato con sputi e lanci di pomodori da giovani che sventolavano le bandiere rosse con la falce e il martello. Taluni rovesciarono persino il latte sulle rotaie, piuttosto che sfamare i bambini, dopo aver gettato le vettovaglie nella spazzatura. Oggi, probabilmente, si sta procedendo nella direzione giusta: certo, resistono degli imbarazzi, ma certamente la vicenda non è più un tabù come lo fu in passato. Si tratta di pagine che ricompaiono sui libri di Storia, rompendo quella “congiura del silenzio”, come la definì Paolo Barbi, che era stata creata, e che Giorgio Napolitano, nel 2007, esortò a non tacere,
“assumendoci la responsabilità dell’aver negato, o teso a ignorare, la verità per pregiudiziali ideologiche e cecità politica, e dell’averla rimossa per calcoli diplomatici e convenienze internazionali”. Facendo nostre queste parole, vogliamo parlare soprattutto ai nostri connazionali più giovani: assumetevi con noi l’impegno civico di ricordare; assumetevi con noi l’impegno civico affinché, domani, non occorra più che sia Gioventù Nazionale a sollecitare a queste riflessioni; assumetevi con noi la sfida, nella consapevolezza che il Giorno del Ricordo, come concluse l’ex Presidente della Repubblica nel medesimo discorso, “è precisamente un solenne impegno di ristabilimento della verità”.
Viva l’Italia!