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Attualità | 19 marzo 2023, 12:00

Da Cravegna ad uno dei bar più prestigiosi del mondo, la storia di Lorenzo Forni

Il giovane ossolano, 21 anni, ci ha raccontato la sua bella esperienza

Da Cravegna ad uno dei bar più prestigiosi del mondo, la storia di Lorenzo Forni

Offerte ddi lavoro su tante vetrine di bar, ristoranti e pizzerie, annunci sui social, passaparola sulle chat Whatsapp. In questo periodo sono tantissime le attività che cercano personale stagionale e non, ma le difficoltà sono enormi. “E' colpa del reddito di cittadinanza...”, “I giovani vogliono le sere del week end libere e non vogliono lavorare la domenica...”, “Sono lavori sottopagati, perchè dovrei andare a lavorare per pochi euro l'ora...”. Oggi vogliamo raccontarvi una storia di un giovane che ha scelto di partire per cercare lavoro fuori dai confini provinciali e nazionali.

Lorenzo Forni, è nato a Domodossola il 17 febbraio 2002 e ha trascorso la gran parte della sua vita a Cravegna, a Crodo.

“Sono cresciuto masticando il pane e vino e con il profumo del bosco sotto il naso ci racconta. “Negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza sono sempre stato rapito dalle storie di mio zio; lavorava in bar e ristoranti e alle cene di Natale portava sempre incredibili racconti di cuochi infuriati che lanciavano piatti o di clienti maleducati pronti a tutto pur di non pagare il conto. Ne ero entusiasta, pensavo che quel mondo tanto caotico sarebbe stato perfetto per me. E così via, complice lo zio e sicuramente la moda 'masterchef', inizio la scuola alberghiera al Rosmini di Domodossola con un sogno, diventare uno chef” racconta Lorenzo.

Ed è proprio qui che inizia la sua storia lavorativa, fatta di errori, dubbi e incontri per arrivare dove è adesso, ad Oslo.

“Finito il primo anno di scuola sarei dovuto andare a lavorare in una cucina in un albergo locale ma sfortuna vuole lo chef non aveva più bisogno di personale in quel periodo, nessun problema, mi sono fatto forza e mi sono guardato un po’ in giro. A Cravegna cercavano dei ragazzi per lavorare in un chiosco estivo. Curioso, non è esattamente quello che voglio fare ma ho 14 anni, proviamo qualcosa di diverso. E' stata un’estate meravigliosa.

Mi piaceva far sorridere le persone, farle divertire e rilassare, cambiare il corso di una loro giornata iniziata male con uno scherzo o una battuta, lo trovavo un lavoro meraviglioso e molto onorevole.

Quell’estate ha cambiato tutto, mi ha fatto capire che la mia personalità non era adatta a stare chiusa in una cucina così scelsi di continuare gli studi di sala/bar” continua Lorenzo nel suo racconto.

Sempre convinto di quello che stava facendo ha continuato con gli stage estivi qua e là, “rubando il mestiere” racconta.

“Terminata la scuola mi sono diretto senza pensarci due volte all’hotel Il Pellicano di porto Ercole, hotel 5 stelle lusso, uno tra i migliori d’Italia che era già stato patria dei miei stage estivi durante la scuola. Qui qualcosa è scoppiato, non solo interesse ma vera passione. Lavoravi a contatto con veri professionisti e servivi personaggi che fino all’altro ieri sentivi solo nominare alla tv o alla radio: politici, calciatori, attori, cantanti, era il loro rifugio. Sono stato li per due anni terminata la scuola, d’estate lavoravo a Il Pellicano e l’inverno lo trascorrevo allo Gstaad palace in Svizzera, uno dei migliori 5 stelle lusso della nazione” continua Lorenzo.

“La Toscana mi aveva dato tanto, il mio maestro Federico Morosi e tutti i miei colleghi mi avevano insegnato un metodo, una professione e così, al termine dell’ultima stagione ho iniziato a guardarmi intorno di nuovo, avevo bisogno di freschezza, di cambiare aria. Ho passato le ultime settimane al Pellicano a mandare decine e decine di curriculum in ogni parte del mondo. Niente, non riuscivo a trovare il posto adatto” continua Lorenzo nel suo racconto.

“Poi l’illuminazione. In quel periodo io, Gioele Gallacci e Francesco Baroncelli ( le persone più care che ho) eravamo a chilometri e chilometri di distanza; Gioele lavorava da ormai un anno a Milano in un ottimo ristorante e Francesco si era imbarcato e aveva iniziato la sua nuova vita ad Oslo in un 3 stelle Michelin. In una delle nostre numerose videochiamate ci siamo resi conto che nonostante avessimo già un buon lavoro per essere dei ragazzi così giovani qualcosa ci mancava, noi”.

“Così è partita la ricerca, Gioele ha trovato lavoro in un meraviglioso ristorante italiano capitanato da un altro ossolano, Marcello Tiboni ed io ero in crisi. Avevo mandato curriculum dappertutto ad Oslo ma o non ricevevo risposta o non avevano bisogno. Il progetto di stare insieme nello stesso posto mi stava scivolando dalle mani e stavo già cercando lavoro altrove quando un giorno, per puro caso stavo scorrendo la lista dei best 50 bar in the world e guarda caso uno era proprio nel centro di Oslo. Non ero troppo fiducioso, all’inizio non avevo neanche mandato il CV, avevo mandato una semplice mail di cortesia chiedendo se avessero bisogno di personale. Mi risposero affermativamente e dopo decine di mail mi diedero una briciola di speranza. Vieni ad Oslo, non possiamo offrirti un lavoro senza prima conoscerti. Ero al settimo cielo ma anche molto stressato, ho fatto la valigia e senza una casa ne un lavoro mi reco nella capitale più costosa d’Europa. Dopo un breve meeting con alcuni dei manager del locale mi dicono che avrei dovuto fare due giorni di prova per capire se sarei stato in grado di lavorare nel quarantatreesimo miglior bar al mondo. Finita la prova un altro meeting: 'Lorenzo, ci piaci ma per ora possiamo offrirti solo un part time'”

Mentre dalla sua stanza di un AirBnB avverte la sua famiglia, riceve una chiamata dal bar di Oslo...il contratto da part time può essere full time

“E' così che inizia la mia avventura ad Oslo. Per tre mesi ho convissuto con Gioele e Francesco in un loculo. 11 metri quadrati in 3, sfido qualsiasi gruppo di amici a fare una cosa del genere, non durerebbero una settimana. Tutto questo perché trovare un appartamento in Norvegia non è affatto semplice. Finiti i tre mesi io e Gioele siamo finalmente riusciti a trasferisci nel nostro attuale appartamento” continua Lorenzo. Oggi il giovane ossolano lavora all'Himkok. “La mia storia, storia non sarebbe mai iniziata se i miei genitori non mi avessero dato quella grande possibilità che oggi tante mamme e papà  dimenticano di concedere ai figli, la possibilità di sbagliare, di sbucciarsi le ginocchia e scottarsi le dita”. Una scelta quella di Lorenzo Forni, fatta da tantissimi giovani prima di lui. Ragazzi che dall'Ossola sono partiti alla ricerca di un lavoro in giro per il mondo. “La crisi del lavoro, soprattutto nel settore alberghiero in Italia non mi stupisce in realtà. 

Non sono contro la gavetta, assolutamente ma negli anni trascorsi nell’ambiente mi sono reso conto tramite storie ed esperienze vissute sulla mia pelle che ci sono tanti, troppi datori di lavoro che fanno lavorare ragazzini anche minorenni a volte per turni disumani, tante volte senza pausa pranzo, ricoprendoli di insulti e cattiverie gratuite, poi è chiaro che tanti cambiano lavoro o nazione. 

Tutti dicono che i giovani non vogliono lavorare, voi lavorereste in un ambiente del genere? Sfruttati e maltrattati? Non credo.

È giusto a parer mio muoversi dal proprio nido, capisci il mondo ma sopratutto capisci te stesso, ti metti in gioco…”


Redazione

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