‘’La frana caduta a gennaio è finita non solo sulla strada, ma si è anche abbattuta sui diritti dei cittadini, sulla cultura dell’ambiente, sulle prospettive di lavoro, sulla sicurezza e sulla salute’’. I componenti del comitato ‘Conserviamo Crevoladossola’ continuano nella loro lotta contro il notevole ampliamento della cava in località Lorgino. E lo fanno mostrando una cartina nella quale ci vede come l’attuale cava aumenterebbe notevolmente i confini sino ad assorbire edifici, a lambire l’oratorio di Enso, a cancellare un pianoro dal quale oggi è possibile ammirare la piana dell’Ossola.
Secondo il Comitato, l’amministrazione comunale con le sue decisioni ‘’segnerà in modo indelebile le sorti di un intero ambito territoriale e senza aver mai consultato preventivamente la popolazione interessata. Ha sempre sottolineato la disponibilità al dialogo, ma in realtà ha sempre rifiutato un confronto costruttivo e ignorato la richieste che la popolazione ha presentato mediante il nostro comitato’’.
Ricordando che la frana di gennaio segue quella del novembre 2018, il Comitato rimarca come il consiglio comunale ‘’abbia creato i presupposti per un futuro ampliamento di un sito estrattivo potenzialmente rischioso. Noncurante del destino del territorio e limitandosi alla speculazione economica, l’amministrazione ha ascoltato una sola della parti, la proprietà della cava, deliberando il testo di una convenzione che prevede anche lo spostamento di una cappella votiva situata nei pressi dell’oratorio di Enso, ma anche la cessione alla ditta di tratti di mulattiere, vendendo la strada comunale che collega a Pinone e Villadelloro. Ma alla proprietà della cava viene anche ceduta la strada ‘Baulina’ che servirebbe all’azienda per ampliare il sito estrattivo’’.
Nel piano regionale sulle attività estrattive, dice il Comitato, ‘’la cessione della strada permetterebbe il raddoppio dell’attività nei prossimi 10 anni: uno scempio ambientale di enorme portata, con conseguenze sottovalutate e in netto contrasto con le direttive europee sulla tutela dell’ambiente’’.
Il tema della sicurezza tiene banco nella rivendicazioni del Comitato: ‘’La frana ha sottolineato ancora una volta la necessità di prendere in considerazione come questo genere di attività possano comportare dei rischi, non solo per il lavoratore ma anche per i cittadini. E chi abita vicino alla cava ha iniziato ad interrogarsi sullo stato di sicurezza del territorio in cui vive. Senza tener conto dei problemi di inquinamento: polveri, rumori, vibrazioni, esplosioni di mine, perenni disagi alla viabilità. E nonostante questi problemi segnalati non c'è stato alcun tangibile intervento per la loro risoluzione’’.
Per questo la recente frana va intesa, secondo il Comitato ‘’come un avvertimento. E come cittadini non possiamo ignorare lo scempio ambientale in atto. L’amministrazione di Crevola, prima di prendere altre decisioni, si renda disponibile ad un tavolo di confronto’’.