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Cultura | 29 luglio 2024, 17:15

Malescorto: tutti i vincitori dell'edizione numero 24

Il premio più importante è stato assegnato ex aequo a "My name is Aseman" e “Mon coeur en arrière”

Malescorto: tutti i vincitori dell'edizione numero 24

Dalla finzione al documentario, dal cinema sperimentale ai corti di animazione: sono stati oltre 1.900 i corti in arrivo dai cinque continenti valutati dal direttore artistico Paolo Ramoni per la selezione finale della 24esima edizione di Malescorto, uno dei festival di cortometraggi più affermati e prestigiosi a livello mondiale, che ha avuto luogo presso il cinema comunale di Malesco da lunedì 22 a sabato 27 luglio. Dopo le proiezioni dei corti finalisti durante tutta la settimana, nella serata finale il cinema di Malesco è stato la sede della cerimonia di premiazione e della proiezione dei corti vincitori della selezione ufficiale. Di seguito tutti i premi assegnati, con le motivazioni fornite dalla giuria.

Gran Premio Malescorto 2024, due film ex aqeuo: “My name is Aseman” (Il mio nome è Aseman) di Ali Asgari e Gianluca Mangiasciutti, Italia, finzione. Una giovane donna afgana che vive in Italia passeggia avvolta nello chador, coprendosi anche la parte inferiore del viso. Viene avvicinata da un giovane che vorrebbe parlarle e conoscerla, ma lei è sfuggente e riservata, nasconde qualcosa: porta dentro e su di sé una ferita, interiore e fisica. La regia è molto cauta e accorta. La domanda è se Aseman si aprirà a qualcuno: potrà mostrare il suo animo e il viso? Film profondo e doloroso, ma anche amorevole e gentile. Una coppia di registi: l'iraniano Ali Asgari e l'italiano Gianluca Mangiasciutti. “Mon coeur en arrière” (Il mio cuore all’indietro) di Sarah Gouret, Belgio, finzione. Il cortometraggio racconta in pochi minuti la storia intensa e intima di Anastasia, una giovane donna di 27 anni intenzionata ad incontrare a tutti i costi l'uomo che ignora di essere suo padre. L'incontro avviene e dopo il rifiuto iniziale dell'uomo di accettare la figlia, in seguito i due si aprono l'una all'altro con dolcezza e complicità. Breve racconto coinvolgente e ben costruito, che testimonia la dimestichezza dell'autrice coi meccanismi della narrazione audiovisiva, pur essendo alla sua prima opera come regista. Attori ben scelti, che aiutano a rendere la storia credibile ed il racconto esemplare.

Premio “Di-Segnare”: “El ombligo de la luna” (L’ombelico della luna) di Sara António, Ezequiel Garibay, Julia Grupinska, Bokang Koatja e Tian Westraad, Francia, animazione. Un padre, con il sogno di un Maggiolino (Volkswagen) ed un figlio, deciso ad esaudire l’ultimo desiderio della madre scomparsa, si ritrovano nell’ombelico della luna. Animazione tradizionale con un buon ritmo e personaggi ben delineati, per una storia familiare di scoperta reciproca, durante un viaggio on the road…pardon…on the space.

Premio “Parco Nazionale della Val Grande”: “ ش – Dartas” (Il carpentiere) di Xelîl Sehragerd, Iraq, documentario. Il Parco Nazionale Val Grande è stato teatro, durante l’ultimo conflitto mondiale, di scontri ed eccidi, che ne hanno determinato l’abbandono dei territori e lo hanno reso la più vasta e importante area wilderness d’Italia. Ricordando questa esperienza, e vista l’attuale situazione di conflitti, che comportano la distruzione di ambienti e di territori non lontano dai nostri confini, l’anziano carpentiere che, dopo aver cercato idonei pezzi di legno, costruisce gambe artificiali per coloro che, come lui, hanno perso gli arti rappresenta un messaggio di speranza e di ripresa dopo il buio della guerra.

Premio “trasmettere architettura”: “Z.O.” di Loris Giuseppe Nese, Italia, animazione. Una storia di malavita (un’eredità in qualche modo non voluta) per dei giovani, sullo sfondo di una città vittima di una crescita disordinata. L'evoluzione urbanistica di Salerno è raccontata con una tecnica mista tra animazione e realtà non originalissima, ma complessivamente di buon effetto.

Premio “Ferrovia Vigezzina-Centovalli”: “Koekoek!” (Cucù) di Jörgen Scholtens, Paesi Bassi, animazione. Un uomo vive col suo gatto dentro un orologio a cucù. Allo scoccare di ogni ora, una poltrona collocata su un binario gli consente – casco in testa e cintura ben allacciata – di venir catapultato fuori per gridare "Cucù!" e ricordare ad una donna anziana di prendere per tempo la sua pastiglia. Un giorno una piccola disattenzione gli provoca un ritardo e la donna rischia di morire. La famiglia dell'anziana decide così di sostituire l'orologio a cucù con una moderna radiosveglia. Il finale, a sua volta sorprendente, lo scoprirà lo spettatore. Originale e divertente breve filmato, che ricalca le note surreali tipiche di un certo genere di cortometraggi. Non senza una sua morale il film è piacevole e ben costruito, anche nella miniaturizzazione del protagonista quando viene catapultato fuori dall'orologio. Il viaggio, seppur breve e ripetitivo, è un rito al quale ci si prepara con attenzione e cura. Il binario e l'orologio da muro con la lancetta rossa riportano all'immaginario immortale della ferrovia.

Premio del pubblico: “My name is Aseman” (Il mio nome è Aseman) di Ali Asgari e Gianluca Mangiasciutti, Italia, finzione.

Menzioni speciali della giuria: “Calf” (Vitello), di Jamie O'Rourke, Irlanda, finzione. In una famiglia contadina irlandese, la figlia scopre il padre orribilmente ferito e ormai moribondo a causa di un incidente provocato da un macchinario agricolo. Rientra a casa, ma, stranamente, non riferisce nulla ai familiari. Si capirà tutto all'ultima scena: le motivazioni sono altrettanto orribili. Bel corto, costruito con attenzione e capacità registiche, su un tema di bruciante attualità.

“Chimborazo” di Keila Cepeda Satán, Ecuador e Spagna, animazione. È un lavoro duro e di poche prospettive quello del venditore di ghiaccio, in un viaggio quotidiano tra la montagna e la città. Città che lo incalza, con il suo espandersi a danno della natura. Corto originale nei disegni e nella tecnica, per una riflessione sulla caparbietà in una società che inghiotte tradizioni e uomini in nome del progresso.

“Demons from afar” (Demoni lontani) di Tommaso Magnano, Italia ed Etiopia, documentario. Non si può restare indifferenti alle drammatiche immagini di un territorio completamente trasformato dal cambiamento climatico, così come non si può non provare stima e ammirazione per una stoica popolazione che resiste e si adatta a queste condizioni di estrema siccità. Una rappresentazione profondamente toccante.

“Ivalu” di Anders Walter, Pipaluk K. Jørgensen, Daminarca, finzione. Come per la passata edizione 2023, la giuria sceglie di portare l’attenzione del pubblico, attraverso una menzione speciale, sulla forma di architettura più antica del mondo: quella naturale. Paesaggi mozzafiato del Nord Europa fanno da sfondo ad un dramma familiare senza lieto fine. Uno stile da documentario ed una discreta prova attoriale fanno del corto una prova più che apprezzabile.

“Und Dänn” (E dopo…) di Leo Graf, Tanja Nuijten, Raphael Stalder, Svizzera, sperimentale. Tre bambini inventano la storia di una balena che con un guizzo salta fuori da un lago di montagna e fa un giro in mongolfiera. Le peripezie non mancano, ma il finale è lieto. Delizioso corto sperimentale di tre giovani autori con una accurata e impegnativa animazione.

Premio Maleschool: “Usciamo?” dell’istituto comprensivo “M. Hack” di Cernusco sul Naviglio (Milano), finzione. Il cortometraggio, che prende l'avvio da due lettere scritte da un mittente misterioso, sviluppa con leggerezza delle tematiche attuali molto sentite e vicine alle nuove generazioni. I sentimenti di amicizia ed amore sono affrontati, durante tutta la durata del film, con semplicità e delicatezza. L'intensa recitazione degli attori permette di percepire, in modo accattivante e diretto, i messaggi che la storia racconta. L'opera nella sua immediatezza e originalità si rivela adatta alla visione degli spettatori di ogni età, fornendo diversi spunti di riflessione.

Menzione speciale per Maleschool: “Una notte da ricordare” dell’associazione CombinAzioni Aps di Montebelluna (Treviso), finzione. Incoraggia i giovani spettatori a cogliere l'attimo, in una prospettiva decisamente inconsueta. La bellezza dell'opera risulta ancora più incisiva grazie alla scelta dei luoghi, della lingua dialettale utilizzata e dall'uso sapiente delle animazioni. Degna di nota è la simpatica e piacevole recitazione del garibaldino, perdutamente innamorato, al quale è affidato il compito di trasmettere il messaggio della storia.

Premio del pubblico per Maleschool: “Una notte da ricordare” dell’associazione CombinAzioni Aps.     

l.b.

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