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Attualità | 23 ottobre 2024, 11:30

Il Tar respinge il ricorso di Macugnaga: ancora fermo il cantiere per la pista mtb transfrontaliera

L'amministrazione era ricorsa al tribunale dopo che la Soprintendenza e l'agenzia delle dogane avevano negato l'autorizzazione paesaggistica e ambientale

Il Tar respinge il ricorso di Macugnaga: ancora fermo il cantiere per la pista mtb transfrontaliera

Proseguono le vicende legate alla creazione di una pista di mountain bike transfrontaliera, voluta dal comune di Macugnaga in collaborazione con il comune vallesano di Saas. Nei giorni scorsi il Tar del Piemonte ha respinto il ricorso che l’amministrazione di Macugnaga aveva presentato nei confronti della Soprintendenza archeologia delle belle arti e dell’Agenzia delle dogane. Queste ultime avevano negato al comune l’autorizzazione paesaggistica e ambientale per portare a termine i lavori, poiché avevano rilevato alcune difformità rispetto al progetto che era stato originariamente presentato. Difformità che erano state rilevate anche dalla Guardia di Finanza del Sagf di Domodossola, la quale nel 2023 aveva posto sotto sequestro la zona interessata dai lavori.

“Purtroppo, la sentenza ha rigettato i nostri ricorsi – il commento amareggiato del sindaco Alessandro Bonacci -. Non sono stati prese in considerazione le necessità prima di tutto dei cittadini, ma anche del nostro turismo ambientale ed ecologico, che rappresenta il futuro di Macugnaga. Senza infrastrutture di questo tipo il paese perde la sua funzione turistico-ricettiva”.

Il progetto della pista prevede una salita fino ai quasi 3mila metri del Monte Moro, per poi unirsi al sentiero già presente oltreconfine. Si tratta di un progetto Interreg tra Italia e Svizzera, per il quale il comune di Macugnaga aveva ottenuto un finanziamento pari a 1,4 milioni di euro. Finanziamento che, se i lavori non saranno completati entro il 2025, il comune rischia di perdere.

La sentenza del Tar, tuttavia, è chiara: il ricorso del comune di Macugnaga è inammissibile, in quanto “è del tutto ovvio, alla luce della stessa condotta dall’amministrazione e del presente oggetto del contendere, che il comune riconosce di avere realizzato un tracciato difforme (e come tale abusivo) rispetto a quanto autorizzato”.

“È una situazione complicata – spiega Bonacci -. Stiamo effettuando le verifiche sullo stato di fatto, per individuare le responsabilità. Ci prendiamo un momento di meditazione per capire se e come rispondere a questa sentenza”.

Letizia Bonardi

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