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Territorio | 07 settembre 2021, 18:00

Ritrovati alla necropoli di Ornavasso i resti di un'antica strada romana

I sepolcreti di San Bernardo e In Persona sono fondamentali a livello europeo per lo studio delle popolazioni galliche nell'arco alpino

Ritrovati alla necropoli di Ornavasso i resti di un'antica strada romana

Proseguono gli scavi presso le necropoli di Ornavasso ed è di qualche giorno fa la notizia del ritrovamento dell'antica strada romana, come annunciato dal sindaco della cittadina ossolana Filippo Cigala Fulgosi. “Un importante lavoro -sottolinea- reso possibile grazie ai contributi della Fondazione San Paolo, di Eolo, di Acque Novara VCO e di altri imprenditori di Ornavasso e svolto dall'Università Cattolica di Milano sotto il coordinamento della Sovrintendenza Archeologica del Piemonte”.

Il gruppo di lavoro all'opera nei siti di San Bernardo e In Persona è formato da studenti e archeologi professionisti diretti dal professor Giorgio Baratti dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, che opera in convenzione con il Comune e sotto la direzione scientifica della dottoressa Elisa Lanza della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Biella Novara Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli.

Le attività di ricerca, promosse e coordinate dalla professoressa Paola Piana Agostinetti, da anni impegnata nello studio dei sepolcreti, sono state commissionate dal Comune nell'ambito di un più ampio progetto di valorizzazione delle aree archeologiche. Gli scavi si concentrano dove, nell'ultimo decennio del XIX secolo, lo studioso ossolano Enrico Bianchetti aveva individuato e indagato circa 350 tombe di età preromana e romana. L'intervento sarà utile a capire meglio e a integrare i dati raccolti dal Bianchetti. “Infatti -spiegano dal gruppo di lavoro-, a differenza di quelli ottocenteschi, gli scavi archeologici moderni sono di tipo 'stratigrafico', cioè mirati alla ricostruzione della storia del territorio e delle genti che lo abitarono attraverso la raccolta di dati scientifici derivati dallo studio dei depositi e delle asportazioni di terra effettuati dall'uomo o dalla natura nel corso del tempo”.

A partire dalla fine del XIX secolo -sottolineano gli esperti impegnati negli scavi- i sepolcreti di Ornavasso sono stati fondamentali, a livello europeo, per lo sviluppo della ricerca sulle popolazioni galliche fino a quel momento note quasi solo attraverso le fonti scritte e che proprio in quegli anni stavano iniziando a essere studiate attraverso l'archeologia. I numerosi ricchi corredi rinvenuti testimoniano la vivacità e la floridezza economica della comunità qui sepolta: le iscrizioni graffite in alfabeto leponzio su numerosi vasi dimostrano l'uso diffuso della scrittura in lingua locale. Qui sono frequentemente presenti in uno stesso corredo tombale oggetti di lusso di provenienza mediterranea ed armi e oggetti di tradizione transalpina: questo ha permesso di sfruttare la necropoli di Ornavasso come utile strumento per la datazione di alcune fasi in cui si suddivide il periodo della 'Cultura La Tène" (dal nome dell'importante sito archeologico svizzero), databile Oltralpe dalla metà del V sec. a.c. e poi diffusasi anche in area padana in seguito alle invasioni galliche del IV sec. a.c.”.

Negli anni Settanta, in Italia e in Germania furono pubblicate due ricerche (P. Piana Agostinetti, Documenti per la protostoria della Val d'Ossola. 1972: J. Graue, Die Craberfelder von Ornavasso. 1974), ancor oggi annoverate tra i lavori più importanti per lo studio dell'epoca preromana nell'arco alpino. I rinvenimenti di Ornavasso sono tuttora al centro delle più attuali ricerche sul periodo La Tène: questo ha spinto Piana Agostinetti a promuovere l'edizione di una nuova collana di studi (I sepolcreti di Ornavasso: Cento anni di studi, di cui sono già stati editi quattro volumi con il supporto del Gruppo Alpini).


Redazione

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