‘’Credo che qualcuno abbia guardato giù, proteggendoci. Altrimenti tra le vittime della strage di Bologna ci saremmo state anch’ìo e mia madre’’.
Sono passati 43 anni, ma Armida si ricorda ancora quel giorno: era il 2 agosto 1980.
‘’Alle 10:10 saremmo dovute arrivare alla stazione di Bologna per prendere un altro treno verso Milano’’ ricorda. Alle 10:25 scoppiò la bomba alla stazione ferroviaria. Nell’attentato furono uccise 85 persone e oltre 200 rimasero ferite: fu il più grave atto terroristico avvenuto nel Paese nel secondo dopoguerra. Un gravissimo episodio, da molti indicato come uno degli ultimi atti della strategia della tensione. L’ordigno esplose nella sala d’aspetto di seconda classe della stazione che era affollata di turisti e di persone in partenza o di ritorno dalle vacanze: l’ordigno a tempo era nascosto in una valigia abbandonata. Lo scoppio causò il crollo dell’ala Ovest dell’edificio.
Oggi, Bologna si è fermata, per ricordare la strage. Anche Armida Rondolini è corsa con la memoria a quel giorno.
Armida abita sin da giovane a Villadossola. Con la sua famiglia era arrivata dalla Romagna. Erano gli anni prima della Seconda Guerra Mondiale e molti romagnoli partirono da quelle terre per cercare lavoro a Nord. La sua famiglia, come tante altre, arrivò in Ossola. Proprio a Villadossola si insediò un nutrito gruppo di romagnoli: non a caso la città è gemellata con Mercato Saraceno, cittadina della valle del Savio.
La famiglia di Armida arrivava da Villa Selva, piccolo gruppo di case poco distante da Forlì. Oggi si chiama La Selva. La mamma di Armida, che si sposò in Ossola, porta infatti uno dei cognomi più diffusi del posto: Barberini.
‘’Come tante volte partivamo per raggiungere i parenti. E questo avveniva più volte l’anno – racconta Armida che allora aveva 33 anni - . Un lungo viaggio in treno verso la zone natie. Anche quell’anno avvenne. Eravamo da una settimana a Villa Selva e quella mattina io e mia mamma saremmo dovute partire per tornare in Ossola. Ma quella mattina successe un imprevisto in casa e dovemmo rinviare la partenza. Il nostro treno da Forlì sarebbe giunto a Bologna alle 10:10, poi un po’ di attesa e avremmo preso il treno per Milano. Saremmo arrivate in stazione proprio pochi istanti prima lo scoppio della bomba’’.
Un miracolo le salvò. ‘’Ricordo che fu mio nonno a dirci quant’era successo – dice - . Ci raccontò dell’attentato di Bologna: ci guardammo incredule, quasi fossimo miracolate. Partimmo il giorno dopo: a Bologna ci aspettava una stazione distrutta. Un’immagine che non dimentico. Le maceria che trovammo sono ancora un brutto ricordo'’.