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Attualità | 28 ottobre 2023, 17:00

Anzasca e Antrona i giacimenti d'oro più grandi d'Italia

Geopop, popolare sito di divulgazione scientifica, dedica un articolo alle miniere inattive delle nostre valli

Anzasca e Antrona i giacimenti d'oro più grandi d'Italia

I giacimenti d’oro più grandi d’Italia sono nel Monte Rosa, precisamente tra Valle Anzasca e Valle Antrona: lo conferma "Geopop", il famoso sito di divulgazione scientifica che racconta le scienze in chiave "pop" attraverso video, articoli e approfondimenti. E proprio nei giorni scorsi "Geopop", che conta cinque milioni di followers sui social, ha pubblicato un approfondimento dedicato ai giacimenti d'oro di Macugnaga e Antrona, interrogandosi sul perché le miniere siano state abbandonate e perché l'oro non venga più estratto.

L'articolo, a firma di Stefano Gandelli, geologo appassionato di scrittura, con la consulenza del professore Paolo Garofalo, docente di Risorse Minerarie all'università di Bologna, precisa innanzitutto che "è vero che questi giacimenti sono tra i più grandi d'Italia…ma solo perché nella nostra penisola non ce ne sono molti altri. E soprattutto, in assoluto, sono da considerare piccoli per la categoria di giacimento (cioè giacimenti orogenici in vena)". La stima è infatti che le miniere del Rosa abbiano prodotto in totale 25 tonnellate d'oro. Non molto, se rapportate ai quantitativi estratti in Canada e Australia.

 

"Geopop", comunque, ritiene che se si potessero esplorare le montagne e quindi valutare o meno la presenza di molto oro, l'estrazione potrebbe ancora essere possibile. Un'attività estrattiva che però andrebbe valutata considerando diversi fattori, come il valore di mercato dell'oro e i costi di produzione, considerato che le miniere si trovano a circa 2000 metri di quota. Realizzare le infrastrutture sarebbe complesso sia dal punto di vista tecnico che ambientale e burocratico.

 

Le miniere ossolane si trovano dunque in Valle Anzasca, tra Vanzone e Macugnaga, ma anche in Valle Antrona. Oggi sono inattive, ma associazioni e privati mantengono vivo il ricordo di quel duro lavoro. Macugnaga innanzitutto: a Pestarena, la cui montagna sottostante è un incrocio di gallerie aurifere sfruttate sin dal 1961, si trova il Museo Casa del Minatore dedicato alla storia del minatore. Nella frazione Borca, dove si trova la miniera d'oro della Guia che permette ai visitatori di immergersi nelle viscere della montagna con visite guidate su prenotazione in estate. Quest'ultima è la prima miniera museo d'Italia. 

 

In Val Quarazza poi si trovano i ruderi del nucleo minerario "La città dei morti" che si può raggiungere dal lago delle Fate, mentre sopra Vanzone si trova la miniera dei Cani e sopra Barzone di Calasca quella della Val Bianca. A Macugnaga è attiva l'associazione "Figli della Miniera" per tenere vivo il ricordo del lavoro e della fatica vissuti dagli uomini e dalle donne che hanno lavorato in miniera.

 

 

Anche la Valle Antrona è terra di miniere d’oro. Sono state attive tra la fine del '700 e gli inizi del ‘900 e questo passato è stato riscoperto grazie all'Associazione di speleologi Underground Adventures di Matteo Di Gioia e Marco Zanzottera, con il supporto di Lucia e Massimo Gagliardini di valleantrona.com. Sono state effettuate esplorazioni che hanno riportato alla luce diversi reperti che hanno confermato la datazione delle miniere, intorno al 1700, come una pompa in legno a stantuffo lunga 5 metri. Di questa tipologia ne esistono solamente altri due esemplari in tutta Italia.  

 

Questo il link all'articolo di "Geopop": https://www.geopop.it/i-giacimenti-doro-piu-grandi-ditalia-sono-nel-monte-rosa-perche-non-li-estraiamo-piu/

Miria Sanzone

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