Una ventina d'anni fa, durante l'intervento edilizio nel sito che ospitava il forno Ramada, venne asportato a scopo conservativo un affresco raffigurante San Francesco ed altri Santi, donato al comune di Domodossola. Con un’interpellanza del Pd illustrata dal consigliere Ettore Ventrella, durante l'ultimo consiglio comunale è stato chiesto se l’affresco tornerà a Domodossola. “L’affresco - ha detto Ventrellla - dicono sia “parcheggiato” presso un capannone sotto l’egida dalla Soprintendenza”.
L’Assessore alla Cultura Daniele Folino, ha spiegato che la questione dell’affresco risale a circa vent’anni or sono. “L’opera - ha detto Folino - fu donata al comune di Domodossola dai soggetti che realizzarono l’intervento edilizio, in quel sito centralissimo. L'affresco, di circa 7 metri per 5, fu preso in carico da un soggetto restauratore, molto noto, che già all’epoca restaurava opere del genere in Palazzo San Francesco. Ci sono state vicende alterne – ha proseguito Folino - e nel 2010 l’amministrazione voleva riportare in città quell’opera: allora ci fu il diniego da parte della Soprintendenza, ad oggi mai superato: abbiamo poi ripreso in mano la vicenda con il Conservatore Antonio D’Amico e oggi la stiamo seguendo con il nuovo conservatore Federico Troletti”.
“L’affresco, che si trova a Novara, è stato visionato recentemente da funzionari del Comune – ha continuato Folino - Il bene è collocato in un luogo privato, con l’avallo della Soprintendenza: c’è la volontà di portarlo a casa, ma ci sono da affrontare le problematiche della pretesa per il deposito, quella del trasporto perché è un bene particolare e necessità di mezzi ad hoc che propongono costi elevati”.
“In più – ha concluso l’Assessore- c’è il problema del costo del restauro: su questo stiamo lavorando con degli sponsor per arrivare a definire la partita. Sulla collocazione: la bacheca realizzata a margine dell’intervento edilizio sarebbe troppo piccola per alloggiarlo. Stiamo ragionando su Palazzo San Francesco, ma è molto complicato: non abbiamo un affresco unico ma dei lacerti che, forse, potrebbero anche essere suddivisi”.