Tradizioni, storie autentiche e dai risvolti a volte drammatici che possono e devono essere riscoperte anche grazie alla visita al Museo dello Spazzacamino di Santa Maria Maggiore, che ogni anno accoglie più di 10.000 visitatori. Inaugurata nell’agosto del 1984, l’area museale, che sorge all’interno dello splendido parco di Villa Antonia, presso una settecentesca villa che fu in passato dimora di pittori ed orafi, è stata in seguito ingrandita e completamente rinnovata. Inaugurata nell’aprile 2005, si presenta con un moderno percorso interattivo. L’innovativa area museale raccoglie, in particolare, al piano terra una preziosa collezione di attrezzature e di ricordi inerenti alla storia di questa variegata pagina di emigrazione.
La caratteristica principale che rende originale il Museo dello Spazzacamino di Santa Maria Maggiore la si scopre tuttavia al secondo piano dell’edificio dove è stato realizzato un moderno percorso multisensoriale dal forte impatto emotivo che, ideato dal museologo Marco Tonon, si avvale di cuffie che trasmettono messaggi sonori in grado di coinvolgere i visitatore in un viaggio alla scoperta del duro mestiere del fumista. Visitato durante tutto l’anno, il museo registra, com’è ovvio che sia, un’impennata di frequentazioni proprio durante la prima settimana di settembre, in concomitanza del Raduno Internazionale dello Spazzacamino. Un’occasione davvero interessante per apprendere la storia, spesso sconosciuta della figura dello spazzacamino, che per secoli ha contrassegnato la vita della Valle Vigezzo. Il mestiere dello spazzacamino, tanto duro quanto indispensabile nella prevenzione degli incendi, risale infatti al XIV secolo.
L’epoca del XVI secolo racconta l’emigrazione verso i Paesi europei del Nord, mentre quella tra il XIX e il XX secolo è segnata dalla piaga sociale dello sfruttamento minorale. Due realtà distinte: una degli emigranti spazzacamini che permette ad una minoranza di riuscire con tenacia e sacrifici di dedicarsi ad altre attività più redditizie per tornare in Valle più ricchi di soldi ed esperienze: l’altra, segnata dalla rassegnazione di centinaia di piccoli rüsca di dover affrontare l’inverno lontano da casa, costretti ad un lavoro massacrante nell’attesa del ritorno in primavera.