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Domodossola | 28 settembre 2024, 17:45

Pizzi sulla mozione presentata da Tandurella e Gandolfi: "Presentata solo per raccogliere consenso elettorale"

"Non mi spiego il perché di una resistenza così ostile e irrispettosa all’eventuale gestione del Parroco della nostra Città"

Pizzi sulla mozione presentata da Tandurella e Gandolfi: "Presentata solo per raccogliere consenso elettorale"

Riceviamo e pubblichiamo l'intervento integrale del sindaco Lucio Pizzi sulla mozione "Cessazione della presenza dei Frati Cappuccini e futuro delle opere”

“La decisione dei Frati Cappuccini di non mantenere la loro presenza nella nostra Città ha generato, comprensibilmente, profondo dispiacere, molte preoccupazioni, ma anche tanti malintesi.

Per questo motivo intervengo sul documento all’ordine del giorno anche se, in realtà, risulta nel complesso giuridicamente irricevibile e socialmente deplorevole, poiché articolato non con la volontà di aiutare la comunità a comprendere correttamente la questione bensì con la volontà di cavalcare la confusione in maniera populista e di raccogliere consenso elettorale.

La motivazione alla base dell’irricevibilità giuridica del documento coincide con il principale motivo per cui il sottoscritto, come Sindaco, ha ritenuto opportuno non intervenire direttamente in questa delicata vicenda: esiste infatti un principio giuridico fondamentale, stabilito dai Concordati del 1929 e del 1984, che sancisce la separazione tra Stato e Chiesa. Il Comune, in qualità di istituzione laica, non ha né il diritto né la competenza di ingerire negli affari interni della Chiesa Cattolica, inclusa la gestione dei beni religiosi per cui esistono regole precise dettate dal Diritto Canonico. Proprio nell’insuperabile rispetto dei concordati e delle regole richiamate, tanto l’Ordine dei Frati Cappuccini, quanto eventualmente la Parrocchia, hanno pieno diritto di amministrare in totale autonomia i loro patrimoni, valutandone l’equilibrio tra finalità pastorali e sostenibilità economica.

Aggiungo che oggi il Sindaco di Baceno mi ha riferito di essere stato chiaro con tutti gli interlocutori, ad ogni livello, nell’esprimere l’assoluta impossibilità che il Comune da lui amministrato assuma un ruolo nella gestione del Treno dei Bimbi.
Desidero inoltre analizzare razionalmente alcuni punti, per quanto ci è dato sapere ad oggi:

La decisione dell'Ordine dei Cappuccini è dettata da una necessità oggettiva di riorganizzazione generale: i Frati sono troppo pochi, ma soprattutto sono in continua forte diminuzione, senza nessun accenno di controtendenza. I Frati anziani vengono a mancare e sempre meno giovani scelgono la vita religiosa. La Religione Cattolica si trova da tempo di fronte ad un doppio problema, una profonda crisi delle vocazioni e una drastica riduzione del numero dei fedeli. Di tutti i battezzati meno di un quarto diventa praticante, con un progressivo allontanamento dalle Chiese e dal culto. Il risultato è, addirittura, la chiusura di molte Chiese. In merito Papa Francesco ha detto: “Credo che il Signore ci stia dando un insegnamento di umiltà.”

Di conseguenza credo che i fedeli non dovrebbero criticare così aspramente scelte di programmazione derivanti da una crisi che riguarda tutta la Chiesa, ma dovrebbero invece riflettere su questo dato con lo spirito di umiltà richiamato dal Papa.
Si è parlato molto di quanto è stato offerto e donato dai privati cittadini. Ma cosa significa donare? Donare significa dare con assoluta spontaneità e disinteresse, senza attendersi contropartita. Anche su questo è bene che la comunità si confronti con una verità fondamentale: le donazioni, per loro stessa natura, sono atti di generosità gratuita e non conferiscono nessun diritto di controllo sui beni donati, tanto più se ecclesiastici. La proprietà e la gestione di tali beni è di piena responsabilità della Chiesa che, come già evidenziato, opera secondo regole e principi ben definiti dal Diritto Canonico. A questo proposito ho sentito diverse persone rivendicare pubblicamente il loro contributo, o quello dei loro familiari, alla carità: reminiscenze di catechismo mi portano cortesemente a ricordare che da qualche parte è scritto “quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te”.
All’interno di questo quadro è bene puntualizzare come le manifestazioni di dissenso siano certo legittime e comprensibili, ma debbano restare entro certi limiti. Frasi che potrebbero suonare come minacciose, tipo "Se si tocca qualcosa, allora…" sono inaccettabili in un contesto di dialogo che dovrebbe restare equilibrato, educato, sereno e rispettoso.

La Chiesa non verrà chiusa, ma sarà gestita dalla Parrocchia, garantendo continuità pastorale, dato che dovrebbe essere di maggiore preoccupazione per tutti. I fedeli dovrebbero innanzitutto essere sollevati dal fatto che, in un momento di crisi come quello descritto, la loro Chiesa resti aperta e funzionante. Ciò che conta, prima di ogni altra cosa, è che la comunità continui ad avere un luogo in cui ritrovarsi e pregare e che ci sia un Parroco le cui azioni siano guidate da finalità socio-pastorali. A tal proposito abbiamo letto su Eco Risveglio il messaggio di distensione rilasciato dal Parroco, Don Vicenzo Barone, che riporto testualmente: “Continueremo a mantenere le strutture sul solco tracciato dai Padri Cappuccini. Stiano tranquilli gli abitanti della Cappuccina, nessuno vuole realizzare speculazioni edilizie né vendere le strutture, ma continuare nell’opera iniziata da oltre 50 anni dai Cappuccini”. E ancora: “Qualsiasi cosa accadrà, sentiremo coloro che sono coinvolti, con calma”.
A questo punto, permettetemelo, pur essendo più che comprensibile e condiviso il profondo dispiacere per la decisione assunta dai Frati Cappuccini, sorge però spontaneo un interrogativo: perché una resistenza così ostile e irrispettosa all’eventuale gestione del Parroco della nostra Città, amato e stimato come credo pochi altri suoi predecessori, che potrebbe sentirsi tacciato di essere quasi solo un agente immobiliare con scarsa coscienza pastorale?

Il Comune, a fronte di quanto sta accadendo e dell’allarme sociale che è stato enfatizzato, può solo sentirsi chiamato, per quanto di competenza dell’autorità civile, ad un impegno indirizzato a puntuali verifiche di regolarità dell’attuale situazione e dell’evolversi della stessa, nell’assoluto rispetto della normativa vigente, affinché ogni passaggio sia trasparente e totalmente immune da qualunque eventuale strumentalizzazione o indebita pressione.

Concludo cogliendo l’occasione per esprimere sincero apprezzamento per quanto è stato fatto, fin dall'inizio degli anni cinquanta, dai Religiosi Francescani, da parecchi benefattori e dai cittadini del Quartiere Cappuccina. I Religiosi hanno gestito per anni alcune attività sociali, educative e ricreative che hanno valorizzato l'iniziativa popolare e incrementato la partecipazione della comunità in linea con i valori della Chiesa Cattolica.

Ovviamente siamo tutti profondamente dispiaciuti per questa decisione che priva la comunità di un apporto morale e spirituale unanimemente stimato, ma la decisione dei Religiosi di lasciare la comunità della Cappuccina, se confermata, non potrà che essere accolta nel rispetto della piena autonomia della Chiesa.
Sono certo comunque che la Chiesa locale, guidata dal Vescovo Franco Giulio Brambilla, potrà continuare ad operare, magari anche in collaborazione con l'Ordine dei Frati Cappuccini, per il bene comune e per il perseguimento dei fini spirituali propri della Chiesa stessa.

Auspico che anche la collaborazione sul territorio tra l'autorità ecclesiastica e quella civile possa continuare, salvo sempre ovviamente il rispetto della piena libertà e autonomia sancito dalle leggi concordatarie e dalle disposizioni civili sugli enti e beni ecclesiastici in Italia: una collaborazione che, quindi, non potrà mai essere per nessun motivo ingerenza.

Per questo mi rivolgo a tutti coloro i quali in questi giorni comprensibilmente, ma con spirito costruttivo, hanno temuto davvero per la loro Chiesa, convinto che il lascito dei Padri Cappuccini e di Padre Michelangelo saranno salvaguardati, rammentando però che la loro è soprattutto un’eredità spirituale e che il nostro interesse non deve essere quello di azzuffarci come figli indegni sull’eredità materiale, bensì quello di garantire il ricordo attivo di quanto si è fatto ed ancora si può fare con immutato impegno non solo per la Cappuccina ma per tutta la nostra Città, con la consapevolezza che viviamo in tempi diversi con diverse esigenze e nuove difficoltà.

A chi al contrario fosse, per caso, interessato alle sagrestie più che ai Santi, ai beni materiali più che a quelli spirituali, dico chiaramente che non è con questo documento che si possono cambiare i rapporti tra Stato e Chiesa, né le coscienze dei religiosi né men che meno la mia determinata coscienza nel rispettare gli uni e gli altri.”

Lucio Pizzi

Sindaco di Domodossola

comunicato stampa

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