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Attualità | 25 aprile 2025, 12:20

La città celebra gli 80 anni della Liberazione: “Difendiamo la democrazia senza che la memoria ceda all’oblio” FOTO E VIDEO

Tanta gente per la cerimonia del 25 aprile, con il discorso del sindaco Pizzi e l’orazione ufficiale di Margherita Zucchi

Una piazza Matteotti gremita, questa mattina, per la celebrazione ufficiale dell’80° anniversario della Liberazione dal nazifascismo della città di Domodossola. La cerimonia si è tenuta al termine della “camminata antifascista” promossa da Anpi in seguito all’annullamento del corteo deciso dall’amministrazione per il rispetto del lutto nazionale proclamato per la morte di Papa Francesco.

Il corteo, seppur non ufficiale, è giunto dunque in piazza per presenziare alla commemorazione, che ha visto la presenza di tutte le massime autorità civili, militari e religiose della città, ma anche sindaci dei comuni limitrofi, associazioni ed enti, oltre ad un folto pubblico.

La commemorazione si è aperta, come di consueto, con gli onori al gonfalone della città; a seguire la cerimonia dell’alzabandiera accompagnata dall’inno nazionale – eseguito da una tromba solista e non dal Civico Corpo Musicale, come inizialmente previsto – e la deposizione di una corona d’alloro come omaggio ai caduti.

Nonostante le polemiche di questi giorni, proprio da un ricordo del Santo Padre, scomparso il 21 aprile, ha preso avvio il discorso del sindaco Lucio Pizzi: “A Francesco, papa della misericordia e dell’umiltà, rivolgo un pensiero commosso. Valga per tutti ed eternamente il suo universale messaggio di pace”.

“Sono ottant’anni che la nostra Italia è libera – le parole del primo cittadino -. La nostra democrazia non sarà sempre stata perfetta, non lo è neppure oggi, ma certo è migliore di ogni dittatura. Ed è da difendere sempre, strenuamente, senza che la memoria ceda all’oblio. Divulghiamo la cultura della conoscenza, del ricordo, dell’analisi storica, perché sia difesa dalle insidie del negazionismo, del revisionismo, del “Mussolini ha fatto anche cose buone”. A ottant’anni dalla liberazione dal nazifascismo, dalla svolta che ha portato la pace e la democrazia repubblicana – ha concluso Pizzi - non abbassiamo mai la guardia, perché il fascismo e il totalitarismo sono in agguato e laddove trovano indifferenza attecchiscono. Il 25 aprile è la giornata simbolo della libertà dalla dittatura e della contrarietà ad ogni totalitarismo”.

Dopo l’intervento del primo cittadino, si è tenuta l’orazione ufficiale, affidata a Margherita Zucchi, curatrice del Museo della Resistenza di Ornavasso. Quest’ultima ha ripercorso tutte le tappe più significative della lotta di liberazione nel Vco, tra i territori simbolo della Resistenza, ricordando tutti coloro che hanno dato la propria vita per la libertà e per la democrazia. Al termine della cerimonia, gli alunni delle scuole primarie Milani e Kannedy hanno intonato “Bella ciao”.

Ecco il testo integrale dell'intervento del primo cittadino domese:

"Buongiorno. Porgo il mio saluto personale e quello dell’Amministrazione Comunale di Domodossola alle Autorità civili, militari e religiose, alle Associazioni, ai miei concittadini e a tutti coloro che sono qui per celebrare questo importantissimo anniversario. Un saluto particolare ai ragazzi delle scuole, la cui presenza assume sempre un significato fondamentale.
Consentitemi, prima di iniziare il mio intervento, di ricordare il nostro Pontefice, personalità tra le più importanti di questo secolo: a Francesco, Papa della misericordia e dell’umiltà, rivolgo un pensiero commosso. Valga, per tutti ed eternamente, il suo universale messaggio di pace.
Sono ottant’anni che la nostra Italia è libera.
Lo scorso anno ho voluto chiudere il mio saluto per il 25 Aprile con una citazione di Piero Calamandrei, che ho disposto venga incorniciata ed affissa nella saletta antistante la Sala Storica della Resistenza e che desidero ripetere all’inizio di questo saluto. Una frase bellissima, che anima sentimenti come poche altre e che serve sempre riascoltare:
“Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero – perché lì è nata la nostra Costituzione”.
Risulti, questa frase, una perorazione per i giovani, un’eredità per tutti noi che la Resistenza l’hanno solo sentita raccontare dai nostri padri e dalle nostre madri, dai nostri nonni e dalle nostre nonne.
L’abbiamo soltanto avvertita, ma ne abbiamo goduto, della Resistenza, in ogni momento di questi ottant’anni di libertà.
Sandro Pertini, indimenticabile Presidente che fu anche partigiano, disse:
“È meglio la peggiore delle democrazie della migliore di tutte le dittature”.
La nostra democrazia non sarà sempre stata perfetta, non lo è neppure oggi, ma è migliore di ogni dittatura.
Ed è, pur nelle sue imperfezioni, da difendere sempre e strenuamente, senza abbassare mai la guardia, senza che la memoria ceda all’oblio entro cui pericolosi fantasmi potrebbero trovare terreno fertile.
Sviluppiamo la cultura della conoscenza, del ricordo, dell’analisi storica, perché sia difesa immunitaria dalle insidie del negazionismo, del revisionismo, del “Mussolini ha fatto anche cose buone…”.
Quest’anno, nel nostro manifesto istituzionale abbiamo voluto riportare una frase di Giacomo Matteotti, a cui tra l’altro è intitolata questa piazza.
“Uccidete pure me ma l’idea che è in me non l’ucciderete mai…”
Matteotti fu ucciso da una marmaglia fascista - su ordine di Mussolini - nel giugno 1924, molto prima del 25 Aprile 1945 che oggi siamo a celebrare.
Oggi lo abbiamo voluto qui con noi, Matteotti, in quanto emblema di un antifascismo convinto, militante, senza compromessi.
La condanna e la contrarietà al regime che si instaurava fu totalizzante nell’azione politica di Giacomo Matteotti ed è per questo, per quell’antifascismo senza se e senza ma, che l’attualità di questa figura, a oltre un secolo dal suo omicidio, è intatta, come è intatto, e straordinariamente attuale, il suo messaggio antifascista.
Don Lorenzo Milani ha scritto:
“Un fascista e 10 qualunquisti fanno 11 fascisti”.
A ottant’anni dalla Liberazione dal nazifascismo, a ottant’anni dalla svolta che ha portato la pace e la nascita della democrazia repubblicana, non abbassiamo mai la guardia perché il fascismo e il totalitarismo sono in agguato, strisciano e laddove trovano indifferenza attecchiscono.
“I Care” è il messaggio emblematico che campeggia su una parete della scuola di Barbiana: “Mi sta a cuore”, l'esatto contrario del motto fascista “Me ne frego”
E così iI dieci qualunquisti di Don Milani possono e devono trasformarsi in persone che si interessano, che conoscono e che rigettano.
Il 25 Aprile è la giornata simbolo della libertà dalla dittatura.
Il 25 Aprile è la giornata simbolo della contrarietà ad ogni totalitarismo.
Il 25 Aprile è la giornata simbolo di chi è stato - e di chi è - dalla parte giusta della Storia.
Il 25 Aprile è la giornata in cui ribadire, con forza e rinnovata energia, senza remore, ancora una volta, il nostro antifascismo. 
Sandro Pertini ha detto che “Il fascismo non è un’opinione: è un crimine”.
Ricordiamolo sempre. Grazie di cuore per la vostra presenza.
"

Letizia Bonardi

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