Si è svolto con grande interesse e partecipazione l’incontro promosso dal Parco Nazionale Val Grande a Ornavaso, dedicato al ritorno di orso e lupo nel territorio del Verbano Cusio Ossola. L’evento ha rappresentato un momento importante di approfondimento e confronto su un tema attuale e delicato: la presenza sempre più frequente dei grandi predatori nelle aree alpine e prealpine del Nord Italia, con particolare attenzione al contesto locale.
Ad aprire la serata, Giada Nardozza, ricercatrice, che ha presentato un quadro della situazione nel territorio, illustrando i risultati di un lavoro di ricerca svolto con interviste e studio di documenti. A seguire, Luca Giunti, guardiaparco e naturalista, e Filippo Zibordi, zoologo e divulgatore, hanno approfondito le modalità più efficaci per gestire la convivenza con i grandi predatori, affrontando anche il tema dei timori diffusi tra la popolazione e proponendo strumenti concreti per favorire un dialogo tra conservazione della biodiversità e tutela delle attività umane. Nel loro intervento i due esperti hanno illustrato l’evoluzione normativa e ambientale che ha permesso la lenta ma costante ricomparsa di specie come il lupo (Canis lupus italicus) e l’orso bruno (Ursus arctos), distinguendo, per quest’ultima specie, tra le due popolazioni italiane: quella marsicana, più piccola e tendenzialmente vegetariana, e quella alpina, reintrodotta in Trentino e caratterizzata da una dieta onnivora e un comportamento più attivo. Hanno inoltre spiegato il ruolo ecologico del lupo, specie ad alta valenza ecologica, capace di spostarsi su grandi distanze e adattarsi a diversi contesti. La sua espansione, partita dall’Appennino, ha ormai interessato tutto l’arco alpino, dove si sono formati nuclei stabili e riproduttvi.
A chiudere l’incontro, il prezioso contributo del tenente colonnello Andrea Baldi, comandante del reparto carabinieri del Parco Val Grande, che ha offerto una prospettiva tecnico-scientifica sulla presenza di orso e lupo nel territorio, sottolineando l’importanza di usare una terminologia corretta e basata su solide evidenze scientifiche. “È fondamentale – ha affermato Baldi – comunicare con precisione, evitando semplificazioni o linguaggi emotivi. Il ritorno dei grandi carnivori è strettamente legato alla rigenerazione spontanea degli ecosistemi alpini, che negli ultimi 50-70 anni hanno vissuto un graduale abbandono da parte dell’uomo. Meno pressione antropica significa maggiore espressione della natura. L'orso e il lupo – ha ribadito Baldi – non sono un problema da risolvere, ma un segnale da interpretare. La loro presenza ci parla di un equilibrio che torna, di un ambiente che si riattiva. Dobbiamo affrontare tutto questo con rispetto, consapevolezza e collaborazione tra enti, comunità e cittadini”.
“Il ritorno di orso e lupo è il segno di un ecosistema che si sta rigenerando – ha aggiunto Michele Zanelli, direttore del Parco Nazionale Val Grande – ma anche una sfida educativa e culturale: convivere significa prima di tutto capire, conoscere, ascoltare”.
“La presenza di lupo e orso nel nostro territorio – ha commentato il presidente del Parco Nazionale Val Grande, Luigi Spadone – richiede una riflessione ampia, condivisa e consapevole. È necessario mantenere alta l’attenzione, ma senza allarmismi: la coesistenza è possibile, a patto che venga accompagnata da informazione corretta, supporto concreto per le attvità agricole e zootecniche e collaborazione costante tra enti locali, forze dell’ordine e cittadini. Come Parco ci impegniamo a rafforzare il dialogo e le azioni concrete sul territorio”.
Sulla stessa linea il commento del sindaco di Ornavasso Filippo Cigala Fulgosi, che ha ospitato l’iniziativa: “Vorrei ringraziare il Parco Nazionale Val Grande, i relatori e il numeroso pubblico presente. Rigore scientifico, obiettività, chiarezza espositiva e reale comprensione delle problematiche che discendono dalla rinnovata presenza dei grandi carnivori sul territorio sono stati apprezzati da tutti in un clima di attento e partecipato ascolto. Il dato di fondo che è emerso è che occorrono, anche su questo argomento, nuovi ponti per affrontare tutti insieme le indiscutibili problematiche che tale presenza determina – in particolare per coloro che svolgono la propria attività lavorativa nei territori alpini e rurali – e per dare quelle concrete soluzioni che fino ad oggi non ci sono state o quasi”.