I “libri di vetta” sono quaderni conservati spesso ai piedi di croci o di semplici muretti di pietre sulle cime delle montagne. Donne e uomini che hanno raggiunto una meta vi lasciano nome e poche parole di un’esperienza significativa. I libri di vetta sono un orgoglio per chi sale le montagne. È di pochi giorni fa la notizia del danneggiamento del libro del bivacco delle guide “Beniamino Farello”, situato nella zona delle Caldaie, all’alpe Veglia, a oltre 2.000 metri. Il registro, custodito all’interno del bivacco, è stato bruciato e abbandonato nei pressi della struttura. Un episodio analogo si è verificato di recente anche sulla vetta del Pizzo Pioltone (2.612 m), in alta Valle Bognanco, dove il libro di vetta è stato completamente tagliuzzato. In questo caso, l’autore o gli autori del gesto hanno anche distrutto, a colpi di pietre, la cassetta in acciaio che lo conteneva, rendendola inutilizzabile.
A segnalare questi episodi è il Cai raggruppamento sezioni Est Monterosa, che sottolinea: “Non si tratta purtroppo di casi isolati. Nei mesi scorsi, anche la croce di vetta del Pizzo Tignaga era stata danneggiata, con la rimozione di alcuni bulloni che ne compromettevano la stabilità. Peggio ancora è accaduto sul Monte Tagliaferro (2.964 m), tra la Valsesia e la Val Sermenza: la Madonnina posta sulla cima è stata divelta e risulta scomparsa. Non si sa se sia stata gettata in un dirupo o trasportata a valle. La lapide commemorativa è stata danneggiata e la custodia del libro di vetta resa inutilizzabile. Un atto vandalico ha colpito anche la Madonnina del valsesiano Monte Bo (2071 m): in questo caso, pur essendo stata danneggiata, la statua è rimasta al suo posto”
“Se per alcuni episodi, in particolare quelli che hanno colpito simboli religiosi, è stata ipotizzata una matrice legata a rituali o derive estremiste, in altri casi gli atti hanno preso di mira oggetti laici, lasciando aperto ogni possibile scenario – proseguono dal Cai -. Che si tratti di una sola persona o di più soggetti, resta il fatto che ci troviamo di fronte a gesti incomprensibili e gravemente lesivi della comunità degli uomini di montagna e del patrimonio condiviso di tutti gli amanti delle terre alte. Sono atti inquietanti, che colpiscono il lavoro e la passione di molti volontari, e che feriscono un ambiente – quello dell’alta montagna – che dovrebbe restare al riparo dalle miserie e dalle follie umane. C’è chi suggerisce di non dare troppa visibilità a questi episodi per evitare l’emulazione. Riteniamo invece fondamentale informare e sensibilizzare l’intera comunità degli appassionati di montagna affinché, grazie alla collaborazione di tutti, sia possibile identificare e fermare i responsabili di questi atti vandalici”.