C’è ancora spazio per l’avventura e l’esplorazione sulle montagne di casa nostra? La risposta è "sì", ed è la diretta conseguenza dell’agire di Fabrizio Manoni, guida alpina e alpinista ossolano che da anni incarna un modus vivendi improntato proprio sulla (ri)scoperta dell’alpinismo sulle montagne di casa. Un alpinismo in cui la dimensione sportiva assume un ruolo fondamentale. “Per me la dimensione sportiva è importantissima, come la bellezza del gesto dell’arrampicata e la ricerca di linee belle da scalare” ha spiegato Manoni, intervenuto sabato a Crevoladossola, ospite della rassegna “Terre Alte”, promossa dal periodico di cultura alpina “Il Rosa” in collaborazione con l’Ossola Outdoor Center; una serie di incontri con la cultura alpina e con donne e uomini che sono protagonisti del vivere in montagna in anni di grandi cambiamenti climatici e sociali. Sette mesi e sette incontri per cogliere sguardi nuovi su un mondo in rapida e profonda trasformazione.
Fabrizio Manoni, (“Manetta” come è conosciuto da tutti nell’ambiente dell’arrampicata e della montagna), inesausto esploratore delle possibilità alpinistiche delle montagne dell’Ossola, in dialogo con Paolo Crosa Lenz, ha accompagnato il folto pubblico in un viaggio nei nuovi orizzonti dell’alpinismo esplorativo sui monti dell’Ossola, lanciando uno sguardo nuovo sull’alpinismo di domani, un alpinismo che saprà sempre trovare nuove frontiere e terreni inesplorati di avventura. Manetta ha raccontato le sue imprese più recenti, come l’ultima via nuova sullo Joderhorn, la cavalcata sulle più belle pareti di roccia in Devero e il “nuovo” alpinismo sui Corni di Nibbio. Oltre che con i suoi racconti, ha coinvolto il pubblico anche con le immagini del video “Rück n Roll” sul Mittelrück, forse l’itinerario alpinistico su roccia più difficile mai tracciato sulle Alpi Pennine e Lepontine.




















