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Cronaca | 09 dicembre 2021, 19:40

Tragedia di piazza San Carlo: "Se viene fuori che gli steward non c'erano per problemi di soldi, siamo morti"

Illustrata in Corte d'Assise la chat intercorsa tra la sindaca Appendino e l'allora capo di gabinetto Giordano

Tragedia di piazza San Carlo: "Se viene fuori che gli steward non c'erano per problemi di soldi, siamo morti"

"Se viene fuori che gli steward non c'erano per problemi di soldi siamo morti". Scriveva questo, in una chat, l'allora sindaca di Torino, Chiara Appendino, due giorni dopo la tragedia di piazza San Carlo. Il destinatario del messaggio era il capo di gabinetto, Paolo Giordana. L’ondata di panico collettivo generato da un gruppo di giovani, poi condannati, della sera del 3 giugno 2017, mentre veniva proiettata sui maxi schermi la finale di Champions league tra Juventus e Real Madrid, costò la vita anche alla domese Erika Pioletti, deceduta in ospedale dopo dodici giorni per i gravi traumi riportati.

La conversazione avvenuta due giorni dopo la tragedia

La conversazione (risalente al 5 giugno 2017) è stata illustrata oggi in Corte d'Assise dagli avvocati Claudio Strata e Giancarla Bissattini, difensori di uno dei nove imputati, il viceprefetto Roberto Dosio. Il 3 giugno di quattro anni fa, durante la proiezione della finale di Champions League fra Juve e Real in piazza San Carlo, un'ondata di panico tra la folla provocò 1.500 feriti e, più tardi, la morte di due donne: Erika PiolettiMarisa Amato. Sia Appendino che Giordana sono già stati condannati in primo grado col rito abbreviato. Quello che è ripreso in Corte d'Assise è il giudizio ordinario.

Gestione della sicurezza

Il processo riguarda le presunte lacune in materia di gestione e sicurezza. La tesi di Strata e Bissattini è che il viceprefetto Dosio e la Commissione provinciale di vigilanza (da lui presieduta) non possono essere considerati responsabili per le omissioni di altri soggetti. Sulla mancanza degli steward, per esempio, hanno sottolineato che "nessuno informò la prefettura".

"Il 1° giugno - hanno spiegato - l'agenzia Turismo Torino, cui il Comune affidò l'organizzazione, scrisse alla questura che per ragioni economiche non era possibile predisporre un servizio di steward. Quindi ci pensarono le forze dell'ordine, mobilitando in tutto un centinaio di agenti. Ma di questo la Commissione rimase all'oscuro. Diversamente, dato che quella dello steward è una figura professionale altamente specializzata, avrebbe dato delle indicazioni precise su come regolare l'attività".

La chat tra Appendino e Giordana

Nella chat, Appendino chiede a Giordana se "sapevamo che la questura ci aveva chiesto di mettere gli steward e che non avevamo soldi?". Il capo di gabinetto rispose che "non era una richiesta" perché si trattava di una circolare generale (firmata dal capo della polizia pochi giorni prima) "valida per tutta Italia" e inoltrata a Turismo Torino; quindi aggiunse che "se gli steward fossero stati indispensabili ci avrebbero dovuto mettere quella prescrizione. Non lo hanno fatto. Affari loro".

"Io - fu la replica della sindaca - non la farei così semplice. Su 'sta roba verrà fuori un merdone unico". Quanto alle altre contestazioni mosse a Dosio, per la difesa è una "illazione" sostenere che la Commissione di vigilanza non visionò il progetto: "Una nota della Prefettura, relativa al lavoro che era stato, dimostra esattamente il contrario. A meno che non si voglia dubitare della Prefettura", sottolineano i legali della difesa.


Redazione Torino

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