Nuovo appuntamento in piazza mercato a Domodossola con le opere d'arte del Museo Immaginario proposte da L'École des Italiens e da M.me Webb. Martedì 2 maggio da Sali & Pistacchi sarà presentato 'I profili della natura' (2017) di Pietro Weber.
Scrive Michele Bonuomo a proposito dell'artista. «Già nel nome che ognuno porta è scritto il destino che lo accompagna. Per tutto il tempo della propria esistenza e per quello che in seguito manterrà memoria di lui, uno che si chiama Pietro - Pietro Weber secondo completezza anagrafica - è fatale che sia votato al culto della terra, che sia capace di manipolare una materia primordiale, la stessa con cui e su cui edifichiamo, quella che ci contiene e sostiene. In tutti i sensi. Terra nell’accezione più immediata di materiale friabile e incoerente, lo stesso che costituisce la crosta terrestre, che di volta in volta è argilla, roccia, pietra solida, spesso preziosa. Sempre però elemento fondante e nobile. Terra che, alla fine di tutto, ci accoglierà trasformandoci in essa. Terra che rischia di essere solo sostanza sterile e inerte se non è governata con sapienza, esperienza e rispetto; che si ribella se è offesa; che ci fa partecipi di misteri reconditi quando è fecondata dalla grazia di un atto creativo, se è toccata cioè da un gesto che allude e aspira a qualcosa di supremo: d’altronde si dice che sia stato un dio onnisciente ed eterno ad aver impastato le terre di tutte le parti del mondo per dar forma all’uomo e poi, con un soffio, ad avergli infuso la vita.
Pietro Weber conosce i segreti della terra e da loro si fa guidare nella creazione di un mondo, il suo, abitato da figure e da forme forti e misteriose. Visioni plastiche ammantate di simboli che per essere accolti e interpretati non impongono una spiegazione immediata, vivendo dello stesso mistero della materia con cui l’artefice dà loro forma e senso. Sono apparizioni che, di volta in volta, si ergono come torri di segnalazione e sentinelle di difesa; si presentano come architetture arcaiche, e per questo inalterabili e sicure, che accolgono echi e pensieri reconditi; si offrono come simulacri dalle forme umane a protezione dai malefici, quasi fossero ex voto offerti nei santuari come ringraziamento - “secondo la promessa fatta” (ex voto suscepto) - a una preghiera finalmente esaudita.
Pietro Weber ha confidenza con la terra: con le mani le dà forma e colore, con il fuoco la fa brillante e solida, con scienza d’arte (un’attitudine fatta di nostalgia e di segreta invidia di quel primo e inimitabile soffio divino) la rende presente e viva. Silenzioso e disciplinato la onora, manifestando “in ogni cosa una certa sprezzatura, che nasconda l’arte e dimostri che ciò che si fa e dice venir fatto senza fatica e quasi senza pensarvi” (Baldassarre Castiglione). In tempi rumorosi e confusi come i nostri, in cui il punto di massima profondità di un pensiero difficilmente si spinge oltre la superficie, la pratica artistica di Weber rifugge da stereotipi di “tendenza” e da un chiacchiericcio virtuale che costringe in un banale pensiero unico. Saggio e solitario compie il suo rito d’arte senza sacrificare i suoi doni sull’altare di una malintesa e vuota contemporaneità, senza strizzare l’occhio a un sentire comune fatto troppo spesso di improvvisate competenze e di ancora più superficiali frequentazioni con la Storia e la Memoria. Orgoglioso di appartenere all’antica stirpe degli artisti-artigiani, quelli che con sapienza manuale e di pensiero sapevano infondere un principio vitale in qualsiasi materia, non teme il confronto con la Tradizione e con l’idea stessa di Tempo, ben consapevole che “tradizione non è culto delle ceneri, ma custodia del fuoco” (Gustav Mahler). La Tradizione - intesa dunque come trasmissione nel tempo di gesti, forme, pensieri, testimonianze, usi, modelli e norme – è coscienza della Memoria, e come tale va alimentata e amorevolmente accudita se si aspira ad appartenere al Tempo. Se si ambisce ad essere contemporanei, sempre. Ogni altra presa di posizione appartiene a una cronaca votata all'insignificanza e condannata a consumarsi nell'attimo stesso in cui si dichiara un altro segno tracciato sulla sabbia che un altro soffio di vento cancellerà».
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