Nuovo appuntamento con l'arte in piazza Mercato da Sali e Pistacchi. Museo Immaginario e l'Ecole des Italiens organizzano una mostra flash per tutta la giornata dedicata a Jan Konupek (1883 – 1950). Verrà esposta Maria Aegyptiaca (Tecnica mista 1922).
Pittore, illustratore e incisore, è uno dei tre artisti cechi più conosciuti tra le due guerre, insieme a Kobliha e Drtikol. Dal 1903 al 1906, Jan Konůpek studiò architettura al Politecnico di Praga, ma sotto l'influenza di Janak e Stech, passò all'arte. Essendo uno dei membri fondatori di Sursum, un gruppo di movimento simbolista ceco di seconda generazione, trasse ispirazione dal misticismo medievale e dall'architettura gotica e barocca. Le sue opere dell'inizio del XX secolo, influenzate dal simbolismo e da Klimt, sono considerate le migliori. Ha illustrato la letteratura simbolista così come le opere di Erben, Macha e molti altri.
Scrisse Konupek nell’autobiografico Hodina Hermova, “ciò che io faccio non è che una registrazione e una riproduzione di impressioni ed accadimenti dell’incessante pellegrinaggio nella grande spirale della vita”. Una trascrizione quasi automatica di fatti regolati altrove, dei quali sarebbe vano cercare le motivazioni. “Sono determinista, - continua Konupek – non solo credo, ma sono convinto che una mano estranea mi conduca e mi spinga in avanti. Non mi ribello. Sarebbe inutile resistere”. Konupek si nutre di enigmi. Furori mistici e frenesie visionarie si inseguono in lui secondo sorde e misteriose euritmie; le sue opere, come scrisse Kobliha nel saggio che gli dedicò nel 1943, sono “cristallizzazioni di sogni”.
E infatti, come cristalli, le sue visioni sono nitide e chiare, spesso la resa grafica è di un netto realismo che a volte diviene quasi vignetta. E questo disegno saldo, ben fatto, è la cifra degli artisti filosofi, come aveva già notato Baudelaire. L’arte di Konupek, così come i soggetti delle sue opere, è fuori del tempo, è simbolismo senza età; e nella sua corsa in quello che Trakl chiamò “raggiante precipizio del sole” egli fu, e non poteva essere altrimenti, cosmicamente solo.