‘’Si qualche scarica c’era stata anche in passato, ma sassi di non grosse dimensioni. Nessuno avrebbe mai pensato ad una frana di queste dimensioni. Pensa che la mia compagna ed io c’eravamo passati alla stessa ora pochi giorni prima, di ritorno dal Blinnen’’’. Marco Valsesia, formazzino doc, per oltre 40 anni custode del Rifugio Città di Busto, conosce quelle montagne come le sue tasche. Una vita passata in quota, a custodire il rifugio a 2480 metri di altitudine, a due passi dalla Svizzera, affacciato sulla Piana dei camosci e sullo sfondo la diga dei Sabbioni. Angoli di montagna super visitati, alla portata di molti.
La disgrazia di domenica scorsa, sotto il rifugio, è costata la vita a due giovani novaresi travolti dalla frana: Matteo Barcellini, 35enne di Borgomanero e Marilena Bertoletti, 31 anni di Nebbiuno, non era dunque imprevedibile e non è stata di certo una disgrazia annunciata.
Spiega Valsesia: ‘’Era un sentiero importante, molto utilizzato, quello tra i Sabbioni e il Busto. Si può passare un po’ più in alto o in un po’ più in basso: forse se fossero stati su quello basso si sarebbero salvati’’. Valsesia conosce a memoria quella zona: ''Sicuramente occorrerà trovare una soluzione perché quella era una delle vie tradizionali di passaggio per tutti per chi veniva al Busto o andava ai Sabbioni e molti lo utilizzavano per arrivare ai rifugio Somma ma anche al Claudio e Bruno. Una soluzione andrà trovata, il problema sarà trovare chi darà l’autorizzazione perché il problema oggi è quello di chi si assume le responsabilità’’.
‘’Secondo me una variante sicura si può fare – aggiunge – ma ripeto, occorrerà sentire i tecnici, i geologi. Bisognerà stare più bassi perché anche interrompere quella via è problematico essendo un passaggio molto importante. Era l’anello di media difficoltà che facevano un po’ tutti. Un giro classico per chi voleva raggiungere la zona dei Sabbioni’’.