Abbiamo ancora negli occhi la Grande Bellezza delle Olimpiadi di Parigi, seguite appassionatamente da milioni di italiani, sportivi e non, che “seduti” davanti al video si sono lasciati coinvolgere dagli eventi sportivi e dalle fantastiche prestazioni fornite dagli atleti azzurri. Sono state Olimpiadi esaltanti: romantiche, emozionanti, spettacolari, intime.
Ora, sull’onda dei trionfi azzurri, un’altra Grande Bellezza sarebbe quella di vedere ogni persona trasformare la passiva partecipazione “seduta” vista durante i Giochi di Parigi, in attivo esercizio fisico e sportivo. Una svolta culturale di questo tipo determinerebbe indiscussi benefici a corpo e mente e, allo stesso tempo, migliorerebbe i costi sociali e sanitari.
Numerosi studi scientifici, infatti, promuovono l’esercizio fisico costante, ritenendolo un portentoso farmaco naturale per il miglioramento della salute e la prevenzione delle malattie. Solo il 20% delle patologie croniche sono attribuibili al patrimonio genetico, il restante 80% deriva dallo stile di vita. Vivere meglio e più a lungo è in gran parte una scelta. Per essere pieni di energia, prevenire le malattie e contrastare l’invecchiamento occorre, quindi, muoversi e allenarsi con continuità per il resto della propria vita. Ma occorre farlo con intelligenza, imparando a distinguere l’attività fisica e sportiva che produce benessere da quella che genera malessere. Va bene un minimo di competizione se è un utile motore motivazionale, ma la sfida maggiore deve essere con sé stessi, avendo prima di tutto l’obiettivo di migliorare la propria condizione fisica e mentale. Lo sport va vissuto da “adulti”, ma non da adulti fanatici (anche se ben allenati) animati dal bisogno di medicare sul campo le proprie ferite da frustrazioni. Se si parla di benessere, lo sport deve favorirlo e non danneggiarlo!
Non vorrei passare per un disco rotto, ma è risaputo che noi italiani abbiamo scarsa propensione all’esercizio fisico attivo. Preferiamo essere spettatori passivi. In Europa abbiamo il primato nell’obesità infantile, ma anche le altre fasce d’età si muovono ben poco se le statistiche ci dicono che un italiano su due è in sovrappeso. E’ paradossale constatare che oggi l’obesità insidia la salute più della denutrizione.
Siamo progettati per muoverci ed ognuno di noi dovrebbe sentire, pertanto, la responsabilità di muoversi regolarmente e di avere uno stile di vita salutare. Non limitiamoci ad accusare sempre e solo le Istituzioni, anche se il più delle volte non vanno al di là di estemporanei ed inefficaci messaggi volti a manifestare preoccupazione per i fenomeni negativi che condizionano la salute e la prevenzione nazionali. La maggiore disponibilità di strutture e spazi attrezzati per l’attività motoria che le Istituzioni dovrebbero fornire alla società non basterebbe, comunque, a determinare il cambio di passo culturale di cui si parla, che viene favorito principalmente dalle persone, dalle qualità dei loro comportamenti e dai valori che trasmettono. Infatti, se in un bellissimo condominio mettiamo delle mucche facciamo una stalla….
Viviamo in un Paese dove la gestione dell’attività sportiva e del benessere è a carico dei privati. Allora le strutture che se ne occupano (palestre, piscine, studi medici e fisioterapici, poliambulatori sanitari, operatori e professionisti dai titoli più variegati), hanno una responsabilità sociale e una missione da condividere per educare la popolazione all’esercizio fisico e alla promozione di stili di vita salutari. Tutte queste figure professionali dovrebbero allargare lo sguardo sullo scenario nel quale siamo immersi, contribuendo a far entrare nella vita quotidiana di ogni persona la cultura del benessere, del movimento regolare e del rispetto della salute nei suoi molteplici aspetti.
La sfida contro molti malesseri presenti nella nostra società si potrebbe vincere con l’approccio multidisciplinare che includa l’educazione, l’accesso alle infrastrutture e la promozione di stili di vita salutari. Basti pensare, ad esempio, ai tanti mal di schiena che potrebbero migliorare semplicemente invitando le persone che ne soffrono a cambiare il loro stile di vita, evitando terapie e cure costose per le persone stesse e la società. Ma quanti professionisti della salute sono disposti a rivedere le proprie dimensioni professionali e le loro metodologie di lavoro? A quanti interessa fortemente trasformarsi in riferimento credibile in campo culturale e sanitario, impegnandosi ad ispirare e motivare le persone a fare dell’attività motoria un elemento essenziale della loro vita?
Io credo che stia a noi privati agire coordinati, evitando di procedere separatamente in nome di patetici distinguo disgreganti, per toccare le coscienze di ogni cittadino e aiutarlo a capire quanto sia fondamentale l’esercizio fisico per migliorare la propria salute, per prevenire patologie che l’avanzare dell’età comporta e per la società, il cui sistema sanitario è quasi al collasso.
Abbiamo davanti un’opportunità irripetibile per migliorare ed aggiornare un modello superato delle professioni che si occupano della salute. Non c’è moneta che possa ripagare chi contribuisce a questo salto culturale, sempre più necessario e di grande prospettiva per tutti!
Umberto Borino
professore e titolare di una palestra