“Ho lavorato in Italia per 27 anni, ho pagato tasse, contributi, sanità. E ora, nel momento più difficile, sono costretto a cercare lavoro in Svizzera”. È amaro e diretto lo sfogo di Fabrizio, macchinista ossolano, uno dei tanti lavoratori che si apprestano a diventare nuovi frontalieri, travolti dalle recenti crisi del territorio e dalle conseguenze dell’accordo fiscale tra Italia e Svizzera.
“Con la nuova tassazione – spiega – rispetto a un mio collega frontaliere di vecchia data, andrò a pagare circa 20mila euro in più. E con un cambio che non è più vantaggioso come prima – basti pensare a quando era a 1,20 – il danno è evidente. Ce ne rendiamo conto di cosa hanno fatto quelli della Lega e il governo italiano al nostro territorio? Quelli che dovevano difendere il Nord…”.
Fabrizio non usa mezzi termini e accusa la politica italiana di aver “svenduto i giovani e le possibilità di lavoro per chi vive nelle zone di confine”. “Mai avrei pensato di dover andare a lavorare in Svizzera – aggiunge – ma purtroppo mi trovo costretto a farlo. E nel momento peggiore, in cui l’accordo fiscale ci penalizza pesantemente”.
“La verità è che avevamo una fortuna ad abitare in queste zone – conclude – ma tra incompetenza politica e menefreghismo generale, ci siamo dati la zappa sui piedi. Sto persino valutando di prendere la residenza in Svizzera: tra affitto e cassa malati, forse ci rimetto meno che a versare 20mila euro in più all’Italia. Ma soprattutto mi libero di una classe politica che ci ha completamente abbandonati. Grazie, Lega…”.
Una testimonianza dura, che riaccende il dibattito su un tema che tocca da vicino centinaia di famiglie del VCO: il futuro del lavoro transfrontaliero e le conseguenze reali dell’accordo fiscale che ha cambiato le regole del gioco.