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Attualità | 31 dicembre 2025, 19:28

Macugnaga reagisce alle difficoltà: “Lo sci non è l’unica risposta possibile”

La località ai piedi del Monte Rosa sta trovando nuove forme di resilienza dopo la chiusura degli impianti del Belvedere e l’incidente alla funivia del Monte Moro

Macugnaga reagisce alle difficoltà: “Lo sci non è l’unica risposta possibile”

Nonostante le difficoltà, Macugnaga non si è fermata e non si fermerà. A confermarlo è Davide Rabogliatti, storico commerciante di attrezzature e abbigliamento sportivo nel pieno centro del paese, ex assessore comunale e presidente del Cai Macugnaga. "È innegabile che la mancata apertura degli impianti da sci penalizzi chi opera nel noleggio delle attrezzature per lo sci alpino - spiega Rabogliatti - sci, scarponi e tutto ciò che ruota attorno allo sci da discesa hanno subito un calo. Ma il quadro non è solo negativo. Accanto alle difficoltà, infatti, si stanno aprendo nuove opportunità".

Negli ultimi giorni, infatti, sarebbero aumentati in modo significativo i noleggi di ciaspole, ramponcini, bob, slitte e anche dell’attrezzatura per lo sci alpinismo. “Il turista che arriva a Macugnaga per il weekend o per le vacanze natalizie sta trovando valide alternative allo sci tradizionale - sottolinea -. Una tendenza che coinvolge soprattutto le famiglie con bambini, sempre più orientate verso attività diverse ma comunque legate alla neve e alla montagna”.

A rafforzare questa offerta alternativa hanno contribuito anche alcune riaperture importanti. La pista da bob è tornata fruibile, così come il pattinaggio, e questo amplia ulteriormente le possibilità per chi sceglie Macugnaga anche in assenza dello sci da discesa.

“Sono spesso gli stessi macugnaghesi a informare i turisti su tutto quello che si può fare: passeggiate, escursioni, ciaspolate. C’è una partecipazione diffusa”, osserva Rabogliatti.

Gli sciatori più legati allo sci alpino classico, invece, si stanno organizzando diversamente. “Chi non può fare a meno dello sci da discesa si sposta: va a Domobianca, a San Domenico, qualcuno anche in Svizzera”. Una dinamica che, secondo Rabogliatti, dimostra comunque la volontà di non abbandonare Macugnaga, ma piuttosto di integrarla in una visione più ampia, capace di mettere in rete il territorio e le località vicine.

In questo contesto anche gli operatori turistici stanno cambiando approccio. “C’è molta più cura e attenzione nel consigliare le attività - afferma -. C’è il desiderio di far scoprire sempre qualcosa di nuovo che Macugnaga può offrire”. Una forma di resilienza che, secondo Rabogliatti, può diventare una risorsa proprio nei momenti più complessi. Dal suo osservatorio di presidente del Cai, Rabogliatti allarga lo sguardo anche alla montagna in quota. I rifugi, spiega, stanno lavorando bene. “Sono molto frequentati da chi li raggiunge a piedi, con le ciaspole o con lo sci alpinismo, esattamente come è sempre stato”.

Da questo punto di vista, le ricadute non sono così negative. Le maggiori criticità restano però nelle zone più alte e legate direttamente agli impianti. “I problemi più grossi riguardano l’alta quota, in particolare il rifugio Zamboni dal versante del Belvedere e l’area del Monte Moro - conclude Rabogliatti -. Qui possono arrivare solo le persone più allenate, in grado di affrontare lunghi percorsi con le ciaspole o con gli sci”.

Miria Sanzone

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