Si va per avvocati per il rifugio Margaroli, che si trova ai 2194 metri della Formazza. E’ stata infatti avviata la procedura obbligatoria all’organismo di Mediazione per quanto riguarda il futuro del rifugio gestito dal Cai di Domodossola.
Una vicenda intricata, che si trascina da anni a conferma che in Italia la chiarezza non ha patria.
Perché il rifugio è nel Comune di Formazza ma la proprietà dell’area su cui sorge, come l’intero Vannino, sono di proprietà del Comune di Premia di Premia.
Una storia che ha le radici al 1200, quando a Premia c’erano ancora le signorie. Una storia che attraversa decenni da quando le famiglie Cristo e Rodis avevano destinato ai loro discendenti la zona, onde permettere lo sviluppo dell’agricoltura e dell’allevamento.
Ed è nel XIX secolo che si arriva ad un accordo, con la vendita del Vannino al Comune di Premia per 9600 lire. Quando nacquero i Comuni, il territorio interessato venne incluso in quello di Formazza, pur se la proprietà è sempre rimasta a Premia.
Ed arriviamo all’era della dighe. Con la costruzione, da parte di Edison, anche di quella del Vannino e la firma di una convenzione: Premia resta proprietaria dell’area ma dà un diritto di superficie perenne ad Edison per la parte allagata e un diritto temporaneo per quelle esterna, cioè quella non bagnata. L’accordo prevedeva che poi sarebbe ritornata al Comune, che pure avrebbe garantito il diritto di superficie agli immobili nel frattempo realizzati.
Sino ad un accordo tra Edison e il Cai quando viene realizzato il rifugio. Sino al dubentro di Enel che a sua volta provvede ad accatastare i terreni. E si arriva ai giorni nostri, che vedono il Cai muoversi per vedersi riconosciuta l’usucapione dei fondi sui quali sorge anche il rifugio.
Una decisione decisamente contestata dal Comune di Premia che, come proprietario dei terreni, decidere di opporsi a far valere le sue ragioni. Ed oggi siamo così al confronto all’organismo di mediazione.