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Attualità | 13 marzo 2022, 09:00

Un ossolano al comando del Contingente Nato in Lettonia

E' il Tenente Colonnello Claudio Blardone, di Fomarco. In questi giorni ha coordinato l'operazione 'Freccia di Cristallo' condotta con altre forze militari

Un ossolano al comando del Contingente Nato in Lettonia

C’è anche un ossolano tra i militari italiani impegnati  al confine con la Russia, in questo momento molto delicato per la guerra  scatenata dall’invasione  dell’Ucraina ordinata da Putin.

Si tratta del Tenete Colonnello Claudio Blardone, 42 anni fra poco, originario  di Fomarco, frazione di Pieve Vergonte.  Blardone, che comanda il contingente italiano di stanza in Lettonia, è succeduto al Tenente Colonnello, Giovanni Graziano.

A Riga, lo scorso 11 febbraio, è stato per una visita il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini.  Che  ha incontrato i 238 militari italiani del contingente nazionale del Task Group Baltic, impegnati nell’Operazione “Baltic Guardian”, schierati in Lettonia, (attualmente composto principalmente dal 2° Reggimento Alpini, ma che vede anche la presenza di assetti del Reggimento Nizza Cavalleria, del 2° Reggimento Trasmissioni e del 17° Reggimento Contraerea Sforzesca), nell’ambito dell’iniziativa di presenza avanzata della NATO enhanced Forward Presence a guida canadese.

Intanto mentre in Ucraina, cadono le bombe ed i civili muoiono, la Nato sta conducendo in Lettonia prove di guerra con ‘Freccia di cristallo’, un’esercitazione durata dieci giorni nel poligono alle spalle di Camp Adazi, la base lettone ad un’oretta di macchina dalla capitale Riga, dove è ospitato il contingente della Nato. Un migliaio di militari di dieci Paesi che compongono uno dei quattro battle group con i quali  l’Alleanza Atlantica ha cominciato a rafforzare il fianco est.

L’esercitazione è stata illustrata alle agenzia di stampa proprio dal tenente colonnello Claudio Blardone: “Cerchiamo di simulare uno scenario in cui si manovra tutti insieme, per migliorare l’interoperabilità e l’integrazione tra le forze. Le truppe hanno operato fianco a fianco senza mai rientrare alla base. Abbiamo simulato una complessa manovra difensiva su più giorni e applicabile in qualsiasi contesto, dove le forze di diversa tipologia operano sul terreno per raggiungere  determinati obiettivi”.    

 

Renato Balducci

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