Anche le Aree protette dell'Ossola hanno trovato spazio nell’articolo dal titolo 'Nei parchi, tra nuovi agricoltori e antichi saperi' pubblicato su Piemonte Parchi.
La giornalista Elisa Rollino racconta come oggi, in certi territori, stiano rifiorendo metodi di lavorazione e paesaggi agricoli del passato, grazie a progetti promossi dai Parchi. “Gli enti -sottolineano dalle Aree protette dell'Ossola- spesso favoriscono l’incontro di agricoltori che guardano ai metodi tradizionali di coltivazione e allevamento, con uno sguardo verso il futuro, più innovativo. Se una volta la trazione animale, i terrazzamenti e specifiche tecniche di gestione della risorsa idrica erano le uniche vie di sopravvivenza, oggi sono una scelta consapevole. Non si parla di un semplice ritorno al passato, ma di 'nuovi agricoltori'”
Nello specifico la giornalista riporta l'esperienza del progetto SociaaAlp, di cui ha scritto anche Ossolanews, e che ha come obiettivo è il recupero dei terrazzamenti e dei loro appezzamenti agricoli in stato di abbandono a Viganella e Cheggio, a Borgomezzavalle e a Varchignoli, nel Comune di Villadossola.
"In genere si pensa che i terreni risparmiati dalla mano dell'uomo siano più ricchi di biodiversità, ma non è sempre così -afferma Ivano De Negri, ex direttore dell'ente di gestione-. Nell'arco di due anni di attività alcune specie vegetali e i rettili sono aumentati". Il progetto Sociaaalp è una prosecuzione dell'esperienza di Terraviva, che dal 2017, ha aggregato circa 8 ettari di aree agricole in gran parte terrazzate. Al momento sono due le aziende che lavorano sui terrazzamenti, Zafferanossola che coltiva zafferano e La Chanvosa che si dedica alla canapa, trasformandola. Ma gli enti stanno già lavorando a un nuovo bando per trovare una terza azienda a cui affidare parte del terreno.
Quello che sta succedendo sui terreni inclusi nel progetto, sottolinea la giornalista, è un aspetto di un fenomeno che interessa tutta la Valle Antrona. "Anche al di fuori dei confini dell'area protetta -così De Negri- c'è un ritorno all'agricoltura: sui terrazzamenti, ad esempio, spesso si vedono nascere nuove coltivazioni di vite finalizzate alla produzione di vino. Questo è un bene, perché oltre a recuperare un paesaggio tipico e a conservare la biodiversità, il mantenimento delle murature a secco contribuisce alla tutela idrogeologica del territorio".