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Cultura | 20 marzo 2023, 15:20

Museo Immaginario espone in piazza mercato 'Paesaggio alpino'

Il disegno a tecnica mista di Pompeo Borra sarà visibile da Sali & Pistacchi

Museo Immaginario espone in piazza mercato 'Paesaggio alpino'

Nuovo appuntamento con il Museo Immaginario de L'École des Italiens e M.me Webb  da Sali & Pistacchi in piazza Mercato a Domodossola sarà esposto il disegno a tecnica mista 'Paesaggio alpino' di Pompeo Borra (martedì 21 marzo-4 aprile).

Pompeo Borra (Milano, 1898–1973)

Dimostrate buone doti artistiche, frequenta l’istituto tecnico, per poi iscriversi all’Accademia di Brera, rinunciando poi a frequentarla.

La sua formazione, quindi, avviene prevalentemente attraverso uno studio personale e solitario, che inizia indicativamente a cavallo della Prima guerra mondiale. Congedato dall’esercito nel 1919, rientra Rientra a Milano ed inizia a produrre una serie di opere che sembrano già integrarsi perfettamente con gli stilemi del ritorno all’ordine. La prima produzione è composta da soggetti di carattere primitivista, inseriti in ambienti rarefatti ed atmosfere metafisiche.

A partire dai primi anni Venti, l’artista prende parte alle esposizioni della Famiglia Artistica milanese, che rappresentano una sorta di trampolino di lancio per le mostre nazionali, una su tutte la Biennale di Venezia.

Vi partecipa, infatti, per la prima volta, nel 1924, con un paio di opere in cui già è presente il fil rouge che identificherà tutta la sua produzione futura: la scelta di rappresentare figure possenti, dotate di un arcaismo silenzioso e vigoroso, che si nota dai visi impietriti e dai lineamenti primitivi, ma anche dalle volumetrie statiche e ieratiche, che richiamano la statuaria antica.

Alla Biennale viene notato e recensito da Carlo Carrà (1881-1966) che, pur biasimando qualche «durezza espressiva specialmente nell’angolatura dei volti», loda la sua capacità compositiva, scomodando nientemeno che la ieraticità e la purezza delle pose delle Due cortigiane veneziane di Carpaccio.

Nonostante le evidenti aderenze di Pompeo Borra agli stilemi del ritorno all’ordine di Novecento, non farà mai ufficialmente parte del gruppo nato tra le braccia di Margherita Sarfatti, anche se esporrà con loro sia in Italia che all’estero.

Pompeo Borra tiene la sua prima personale nel 1928, presso la Galleria Bardi di Milano, continuando a farsi protagonista di un’attività espositiva molto intensa, tra partecipazioni alle Biennali, ma anche alle Quadriennali romane, al Premio Bergamo e a diverse personali e collettive alla Galleria del Milione. Gli anni Trenta sono particolarmente intensi per il pittore milanese. Nella prima metà, opera un iniziale cambiamento a livello cromatico: la tavolozza si schiarisce e diventa più luminosa. Nella seconda metà, comincia ad utilizzare accostamenti tonali altamente espressivi.

Dopo un viaggio a Parigi del 1936, Pompeo Borra inizia ad impiegare colori primari e puri, senza mai abbandonare quell’equilibrio compositivo che si rifà ai maestri primitivisti italiani. Ma ben presto, la volumetria della tradizione giottesca o masaccesca lascia il passo alla predilezione per le superfici cromatiche fortemente bidimensionali.

La seconda guerra mondiale rappresenta uno spartiacque nella sua produzione.

Terminato il conflitto, si dedica anche alla teoria e alla critica artistica, che porta alla pubblicazione della monografia su Piero della Francesca nel 1950. In questi anni, continua a dipingere, dedicandosi alla rappresentazione di figure emarginate dalla società: la sua tavolozza è sempre accesa e composta da colori lontani dalla mimesis, perché espressionisti, acuti e accostati con dissonanza, nella loro pura dissonanza.

Nel 1951, Pompeo Borra viene nominato professore di pittura a Brera, di cui diviene direttore nel 1970. Tra gli anni Sessanta e Settanta la sua produzione si concentra soprattutto su figure e volti femminili ripetuti in numerose varianti, in cui il colore primario gioca sempre un ruolo preponderante.

http://lecoledesitaliens.blogspot.com



Redazione

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