La Coldiretti di Novara Vco segnala che i numeri confermano che il lupo, ormai, non è più in pericolo d’estinzione e le stragi negli allevamenti, che hanno costretto alla chiusura delle attività e all’abbandono della montagna, continuano a ripetersi.
L'associazione auspica che la Commissione Europea, la quale ha chiesto l’avvio di una raccolta dati approfondita, da parte delle autorità locali, per aggiornare i dati sulla presenza del lupo nei paesi UE, valuti azioni, che potrebbero comprendere anche un declassamento dello status di protezione. Secondo la coldiretti il decadimento dell'inserimento dei lupi tra gli animali considerati a specie protetta sarebbe un primo passo per la risoluzione del problema.
Una fotografia della situazione sulla presenza in Ossola del lupo nell'antichità, prima del periodo di estinzione di questi animali, viene offerta dello storico e giornalista Paolo Bologna (1928-.2015). Lo storico ossolano nel 1993 pubblicò il volume “Non solo pietre” dedicando un capitolo alla presenza del lupo in Ossola un tempo.
“Cento soldi imperiali per la cattura di un lupo o una lupa adulti, venti per un lupacchiotto, questo il listino paga delle taglie stabiliti dagli antichi statuti di Formazza, firmati nel 1486....Oltre a quelli di Formazza, altri statuti di molte località ossolane, Domodossola compresa -riferisce Bologna nella ricerca - offrivano premi ai cacciatori di lupi, a dimostrazione di quanto reale fosse il pericolo rappresentato dai branchi di questi animali che attaccavano greggi e pastori”.
Nel 1709 il consiglio generale della Valle Anzasca pagava una taglia di 6 lire imperiali per un lupo. Nel 1796 una vera invasione di lupi e orsi fece correre di nuovo ai ripari i consoli:25 lire per un lupo vivo o morto. Gran cacciatore di lupi fu l'anzaschino Carl' Antonio Zambonini detto“il Cerina”, di Bannio, che nel 1820 compilò un corposo manoscritto sulla caccia. Qualche esemplare resistette fino al 1927 quando della cattura di un lupo in Ossola ne parlò anche la Domenica del Corriere.
Il giornale dedicò una delle celebri tavole di Achille Beltrame con il titolo “Al lupo, al lupo” a Giovanni Borghini un pastore di Pieve Vergonte che trascorse la vita all'alpe Mazzucher. Scriveva la “Domenica del Corriere” che Borghini riuscì a svincolarsi dalla morsa dell'animale facendo appello a tutte le sue forze e sparando infine alla bestia.