Abbiamo letto un testo della newsletter di Aree Protette dell'Ossola di qualche giorno fa, attinente i cani da guardiania dei pastori e le relative cautele da adottare anche da parte dei turisti. Il testo è generalmente condivisibile, ma riteniamo siano necessari alcuni chiarimenti, utili soprattutto agli escursionisti.
Innanzitutto, la definizione "cane pastore da guardiania" seppure molto usata per indicare i grossi esemplari, non è corretta, semmai lo è "cane da protezione del bestiame" (ovviamente diverso da "cane da conduzione del bestiame", che svolge un altro compito). Guardiania deriva da guardiano e quindi in questo caso cane da guardia, includendo per esempio pure cani corsi, boxer, dobermann, rottweiler e altri, e persino piccoli cani come i volpini italiani che effettivamente sono attentissimi guardiani, anche se di norma solo abbaiando. Non è un caso che i pastori, specialmente in Abruzzo, tenessero e tengano questi piccoli cani insieme ai grossi cani da protezione. Di fatto anche i volpini italiani sono cani da pastore da guardiania, e ottimi. Ma non sono – seppure loro si credano sovente invincibili – di certo potenti cani da protezione del bestiame in grado di scontrarsi fisicamente con lupi e orsi. E pure boxer e dobermann sono cani da guardiania validi per proteggere cascine e baite, ma certo non utili come cani per pastori e mandrie sui pascoli. Un pastore tedesco è detto appunto cane pastore e fa la guardia, quindi è pure lui un cane da pastore da guardiania, ma era un cane da conduzione e non certo un cane pastore da protezione.
Nell'articolo della newsletter citata si legge che i cani da guardiania (da pastore) devono essere ben addestrati. Ma nessuna razza o tipo di cane pastore da protezione del bestiame è addestrabile come tanti credono, dalla Mongolia alla Romania all'Italia, non hanno la voglia e disponibilità per imparare a comando, se non pochi e basilari. Non sono pastori tedeschi o belga utilizzabili persino per compiti complessi, e che difatti sono o erano cani conduttori, ben più pronti al comando. Al mondo e nella storia nessun popolo ha mai impiegato per altri usi i grandi cani pastore da protezione, se non per la guardia e il traino. Questi cani da pastore da migliaia di anni sanno cosa fare istintivamente, e lo fanno perfettamente, purché selezionati sul campo, figli di cani da pastore usati sul campo e non siano esemplari da allevamento o peggio ancora da show. Insomma, il pedigree non ha alcun valore nel lavoro reale.
Chiarisce l'addestratore cinofilo Alessandro Galvan: "Dopo anni di esperienza con cani di tutte le tipologie e utilizzati nelle mansioni più disparate, se c'è una cosa che non ho mai visto mettere in pratica e che non ho mai pensato di mettere in pratica è l'addestramento di un cane da guardiania in ambito pastorale. Innanzitutto la dote principale di questi cani, subito dopo l'impavidità, è la grande capacità di affrontare, esaminare e quindi gestire ogni situazione che si presenta nel territorio da loro pattugliato, è importante lasciarli agire secondo i loro istinti innati e ben radicati da millenni, fondamentale è anche incentivarli nel momento in cui agiscono su canidi predatori od orsi. Questi cani sono indipendenti e capaci e i pastori gli hanno sempre affidato il bestiame, richiamarli continuamente durante una fase di accertamento non fa che limitarne le capacità e frustrarne l'espletamento della propria mansione. Ribadisco che il termine addestrati non faccia assolutamente parte di questo tipo di cani. Un grosso problema sono gli atterraggi di parapendio o persone che sfrecciano in bici piuttosto che di corsa nelle aree pattugliate da questi cani. Non è nel cane che si deve cercare il buonsenso ma in tutti quegli esseri umani che con arroganza ritengono che tutto ciò sia per forza un loro diritto, rispettando poco le ovvie norme di comportamento. Inoltre i cani forestieri che accompagnano i turisti nei pascoli sono la cosa meno indicata, il pastore è sovente inerme nel fermare l'interesse dei cani nei loro confronti, che sfocia spesso in aggressione se i cani da guardiania sono di buon livello". Le osservazioni dell'addestratore cinofilo sono confermate dall'allevatrice di Crodo Lara Bertina, che carica l'alpe Misanco – nel Parco dell'Alpe Veglia e dell'Alpe Devero – utilizza da due anni cani da protezione e sottolinea le difficoltà con i turisti.
Nel testo si scrive che prima di avvicinarsi e utile cercare di attirare l'attenzione del pastore. Giusto, ma sul campo è diverso. Il bestiame si sparge su vaste aree, magari in valloni, con nebbia o nuvole basse, controvento e insomma con tutta una serie di iatture. In queste condizioni il pastore può non essere in grado di sentire o vedere. Diversamente da un classico cane da guardia, che difende un determinato territorio fisso (casa, cascina, cortile, ecc.) e fuori da quello si sente "fuori servizio", il cane da pastore considera il bestiame come un "territorio vagante", ovunque sia e vada. Questo è giusto, ma pure il problema per i viandanti. Inoltre c'è la questione della prossemica, ossia la distanza operativa. Le razze italiane, vista l'antropizzazione esistente, nei millenni sono state selezionate per proteggere il bestiame rimanendogli vicino, parandosi contro il predatore, limitandosi se possibile ad allontanarlo senza scontri. Ma le razze asiatiche, in quelle enormi vastità spopolate (e dove la gente sa come comportarsi con i cani), hanno la tendenza ad allontanarsi anche di molto dal bestiame al fine di perlustrare il territorio, scovare i lupi e persino inseguirli a lungo con l'intenzione di ucciderli a prescindere. Ovvio quindi – sebbene ogni cane abbia la sua personalità e i nostri pastori comunque li selezionino per gestirne l'aggressività – che trovarsi a cento metri dai cani abruzzesi possa essere relativamente tranquillizzante, ma potrebbe non esserlo a trecento metri di distanza con razze di cani asiatici come kangal o pastori dell'Asia Centrale o del Caucaso, che vengono ormai usati e bene anche in Italia.
Ultima cosa, la vita non è un film, è reale. Un escursionista potrebbe ritenersi indomito ma poi davanti ai cani, anche solo abbaianti da pochi metri, impaurirsi talmente da risultare sospetto o pericoloso dagli stessi cani. Ovviamente può essere peggio con un cane al guinzaglio, che persino sfida i cani da pastore sentendosi spalleggiato e rincuorato dalla presenza del padrone, magari inesperto. Può finire molto male, e quei cani da pastore farebbero solo il loro lavoro, reagendo a una minaccia ritenuta ancora più pericolosa. Senza contare gli stupidi che, illegalmente, lasciano liberi i loro cani, che rincorrono e fanno fuggire i greggi provocando danni e perdite al pastore. Finché non arrivano i cani da pastore. Insomma, se c'è qualcuno da addestrare sono i turisti, non i pastori e i loro cani. Cosa fare? Prudenza e buon senso sempre, aggirare il bestiame da buona distanza e non avere la pretesa di passarci vicino o addirittura in mezzo. Portarsi comunque un buon bastone e non mostrare paura, quasi sempre i cani da pastore avranno rispetto, se non si avanza ancora e si indietreggia lentamente senza dare le spalle. E magari portare con sé un normale spray al peperoncino "anti stupro", in vendita liberamente e legalmente (a differenza di quello anti orso) e con la gittata di soli 2-3 metri. Sarebbe bene che i cartelli di segnalazione della presenza di bestiame al pascolo e cani riportassero il numero di cellulare del pastore della zona, sperando ovviamente che ci sia il segnale telefonico.
Spiega Pamela Napoli, pastora e delegata VCO dell'Associazione Nazionale per la Tutela dell'Ambiente e della Vita Rurali: "Bisogna ricordarsi che i pastori sono lì per lavoro, sotto il sole o la pioggia, una vita solitaria e dura. Non sono cittadini sprovveduti giunti lì per divertirsi. Insomma, meritano rispetto come persone e come lavoratori. Sarebbe bene che parchi e comuni non facciano sentieri che passano a fianco di baite quasi sempre esistenti da ben prima che certi sentieri venissero tracciati. Se ne facciano altri o semplici derivazioni per evitare stalle e baite dove ovviamente i cani lavorano pure loro. Gli escursionisti ricordino di essere ospiti, basta un po' di buon senso".