Il 9 settembre la comunità di Villadossola saluterà il prete dell’oratorio don Alberto Andrini, per poi accogliere don Lorenzo Armano.
Una notizia che ha lasciato un po' di smarrimento, in quest’estate, nei ragazzi che frequentano l’oratorio che avevano apprezzato l’operato di don Alberto in particolare il suo impegno per la buona riuscita del progetto “Tutti in campo”, che ha visto la riqualificazione dell’area esterna dell’oratorio. Da questo avvicendamento che ha scosso la comunità e dalla recente Giornata Mondiale della gioventù a Lisbona, alla quale hanno preso parte una cinquantina giovani di Villadossola e della Valle Antrona, ha preso spunto il parroco di Villadossola don Massimo Bottarel per il suo consueto messaggio ai villadossolesi in occasione della festa patronale di San Bartolomeo.
Un messaggio quello di quest’anno quindi incentrato sul mondo giovanile.
"Un cambiamento importante - scrive don Massimo nel suo messaggio riferendosi al trasferimento di don Alberto - per le nostre parrocchie ed anche un po’ delicato. Il legame che si instaura coi giovani è sempre anche molto personale. Ma qual è il nostro ruolo con i giovani? Possiamo affidare al papa o a don Lorenzo i nostri giovani, semplicemente? O forse, con i giovani, a tutti i livelli, dobbiamo riprendere un dialogo, un ruolo, dobbiamo avere una “parola” da dire a loro? Il confine tra “lasciarli liberi” e “lasciarli soli” forse è da ripensare. È vero che sono svegli, intelligenti, a loro agio con la tecnologia di oggi. Ma davanti a loro non hanno solo tutta la vita ma anche sfide grandi".
Don Massimo nel suo messaggio prova a dare qualche suggerimento agli adulti per aiutare e sostenere i giovani. "L’esperienza della vita appartiene – scrive don Massimo - agli adulti e agli anziani. Ecco cosa possiamo condividere con loro. Non lasciamoci spaventare dalla loro esuberanza. È la loro ricchezza. Ma la saggezza deve essere la nostra. Coltiviamo la saggezza, lo sguardo capace di andare in profondità alle cose della vita, di discernere ciò che è importante e ciò che sembra importante ma non lo è. Ripensiamo alla nostra esperienza di vita, ai nostri successi ma anche dai nostri errori. Anche quelli sono una nostra ricchezza ed abbiamo la possibilità di risparmiarli a quelli più giovani. Soprattutto guardiamo ai giovani con simpatia e fiducia. Hanno bisogno della nostra presenza e del nostro incoraggiamento! Faranno cose grandi ... e un po’ del merito deve essere anche nostro".