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Attualità | 01 maggio 2025, 12:45

1° maggio, la protesta del Fronte della Gioventù Comunista: a fuoco i simboli di Confindustria e Commissione Europea FOTO E VIDEO

Un gesto simbolico per chiedere lo stop al riarmo europeo e alle politiche del lavoro: "Oggi c'è ben poco da festeggiare"

Non sono mancate le proteste e le contestazioni durante la manifestazione per il 1° maggio a Domodossola. Se da un lato i sindacalisti che sono intervenuti sul palco allestito di fronte al municipio non hanno risparmiato critiche all’amministrazione comunale della città, di cui non era presente nessun rappresentante, la principale contestazione è avvenuta ad opera di un gruppo di ragazzi, esponenti del Fronte della Gioventù Comunista.

I giovani, provenienti da diverse zone del Vco e in particolare dagli istituti Cavalieri e Cobianchi di Verbania, sono intervenuti al termine della manifestazione mostrando uno striscione con la scritta “O le nostre vite o i loro profitti”. Il loro portavoce, con un megafono, ha dato voce al gruppo: “Quest’anno il primo maggio si svolge in un mondo sempre più caratterizzato dalla guerra imperialista, come ci ricordano il massacro in Ucraina e il genocidio del popolo palestinese. Un mondo sempre più caratterizzato dalla precarietà e da crescenti disuguaglianze, dalla crisi climatica. Quest’anno abbiamo ben poco da festeggiare di fronte alla rovina causata dal sistema in cui viviamo. Noi giovani studiamo in strutture sempre più precarie, siamo costretti a svolgere stage gratuiti negli stessi luoghi dove muoiono mediamente tre lavoratori ogni giorno. L’agenda politica del governo è dettata da Confindustria, e mentre i padroni fanno pressioni affinché non esista un salario minimo dignitoso il governo Meloni sposa la retorica guerrafondaia della Commissione Europea”.

A dimostrare la contrarietà dei ragazzi del Fronte della Gioventù Comunista alle politiche del lavoro e al piano “Rearm Europe”, i manifestanti hanno commesso un gesto forte ed esplicativo: hanno infatti bruciato alcuni cartelloni recanti i simboli di Confindustria e della Commissione Europea, al grido di “Noi non ci saremo, non andremo in guerra per loro”.

Letizia Bonardi

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